Il partigiano “Sasso” torna a riposare nella sua città

Le figlie di Mario Fantini ottengono di traslare le spoglie dello storico comandante della Divisione Garibaldi Natisone dal cimitero di Ronchi dei Legionari all’ossario
Di Laura Blasich

“Sasso”, il partigiano Mario Fantini, tornerà nella sua Monfalcone per essere sepolto e ricordato nel monumento ossario del cimitero di via 24 Maggio. La richiesta di traslazione delle spoglie dal cimitero di Ronchi dei Legionari è stata avanzata al Comune dalle figlie, Nadia e Giovanna, nate entrambe a Monfalcone, dove il comandante della Divisione Garibaldi “Natisone”, nato a Gradisca nel 1912, si trasferì con la famiglia dopo la prima Guerra mondiale, frequentando le scuole professionali e trovando poi lavoro nel cantiere navale. Proprio nello stabilimento di Panzano Mario Fantini entra a far parte dell’organizzazione clandestina comunista e nel settembre 1943 è fra gli organizzatori delle manifestazioni operaie dopo l’annuncio dell’armistizio.

Alla testa del suo gruppo riuscì a mettere in salvo centinaia di prigionieri anglo-americani che, fuggiti dai campi di prigionia tedeschi e sbandati nella pianura veneto-friulana, furono aiutati a raggiungere, attraverso la Slovenia, le zone liberate. Comandante del Battaglione “Mazzini”, operante nella zona del Collio, “Sasso”, questo il nome di battaglia di Mario Fantini, assunse, nell’estate del 1944, il comando della Divisione Garibaldi “Natisone”. Alla sua guida la Divisione, partendo dal nucleo originario del “Mazzini”, divenne una delle più agguerrite unità garibaldine. Con i suoi 5.000 effettivi (intorno a 1.500 furono i caduti), la “Natisone”, composta in gran parte di operai, contadini e giovani volontari del Monfalconese, del Goriziano e della pianura sulla sinistra del Tagliamento, è stata la più grande formazione della Resistenza italiana. Protagonista di memorabili imprese e stimato per il suo coraggio, “Sasso” guidò la “Natisone” nel Friuli orientale, poi nell’Alto Isonzo, a Selve di Tarnova e in Slovenia. Per queste sue battaglie fu decorato di Medaglia d'argento, ma ciò non impedì che, nel dopoguerra, Fantini venisse più volte incarcerato per la sua attività politica. “Sasso”, dopo aver trascorso un anno e mezzo in carcere con l’accusa di essere stato responsabile dell’eccidio di Porzus, fu infine assolto con formula piena. Ritornato libero a Monfalcone nella sua famiglia, per procurarle il necessario per vivere ricominciò tutto daccapo, senza chiedere nulla ad altri, come ricordò nel 2012 il senatore Silvano Bacicchi.

A Fantini non fu però possibile riprendere l'attività che lo aveva occupato nell’immediato dopoguerra nella cooperativa di autotrasporti creata per dare lavoro a partigiani disoccupati con autocarri dei quali lo Stato si era disfatto. Essendo stato l’elemento essenziale della cooperativa, la detenzione ne aveva determinato la cessazione dalla carica. Fantini avviò quindi un modesto e faticoso commercio in via Garibaldi, per poi dedicarsi alla più fruttuosa fornitura di bombole di gas per usi domestici a Monfalcone, città allora priva di gasdotto.

Fantini ritornò, avviando un piccolo commercio di elettrodomestici e di bombole di gas in via Garibaldi. Fu nel retrobottega del suo negozio che, nei ritagli di tempo consentitigli dal lavoro, con accurate ricerche compilò per anni una scheda per ciascuno degli oltre 5.000 partigiani della sua divisione contenente i dati anagrafici essenziali, la provenienza, il periodo nel quale avevano operato e le funzioni svolte nei diversi reparti della divisione.

La giunta comunale ha accolto quindi la richiesta delle figlie di collocare i resti di Mario Fantini, morto ad Aviano nel 1988, nell’ossario, ricordandone la figura con una targa da apporre sullo stesso monumento. Tutte le spese relative alle operazioni cimiteriali, all’apposizione della lapide, alle iscrizioni e quant’altro necessario saranno comunque a totale carico dei richiedenti, come specifica la giunta nella delibera con cui ha accolto la domanda.

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