«Il parco del mare? Non si improvvisa»

Giuseppe Costa (Acquario di Genova) e gli esperti Joao Falcato e Guido Guerzoni hanno parlato a Trieste delle difficoltà e dei costi di un simile progetto
Di Gabriella Ziani
Lasorte Trieste 29/09/13 - Ridotto Teatro Verdi, TriesteNext, Parchi Acquatici
Lasorte Trieste 29/09/13 - Ridotto Teatro Verdi, TriesteNext, Parchi Acquatici

Impossibile lanciare un’impresa così costosa come un Acquario (sull’esempio di Genova) senza l’impulso di un grande evento internazionale come una Expo, un G8, un anno da città capitale, che porti finanze e riconoscibilità internazionale (ma d’ora in poi non ci sarà più la stessa pioggia di capitali). Impossibile pensare che un privato affronti una spesa iniziale di circa 70 milioni di euro. Impossibile illudersi che basti un Acquario per moltiplicare i turisti se non ci sono già: l’effetto non è automatico. Impossibile ipotizzare la creazione di simili complesse strutture senza agganciarle, con piani preventivi molto accurati, a un percorso scientifico di studio degli animali, che ne giustifichi eticamente la cattività. Impossibile, infine, non mettere in conto investimenti continui, per rinnovare l’offerta, altrimenti il pubblico non torna... Dopo anni di dibattiti cittadini su un futuribile Parco del mare ieri mattina al Ridotto del Verdi il convegno “I parchi acquatici: opportunità di sviluppo economico” organizzato dal “Piccolo” nell’ambito di Trieste Next ha dato ricche informazioni su cui riflettere.

Alle domande del moderatore, il giornalista Silvio Maranzana, hanno risposto con generosità Giuseppe Costa presidente della Costa Edutainment che gestisce l’Acquario di Genova (1,2 milioni di visitatori all’anno), Joao Falcato, presidente dell’Oceanario di Lisbona (1 milione di visitatori) e Guido Guerzoni docente della Bocconi che efficacemente ha sovvertito molti luoghi comuni sui finanziamenti alla cultura in Italia: «Non sono pochi - ha detto - sono 9,3 miliardi mentre la Germania ne dà 9,2, e non si conta il forte apporto degli enti locali e dei privati, e comunque per il 95% è denaro che serve a conservare il patrimonio, quindi per investire non ci sono soldi».

Costa ha messo un po’ di numeri. L’Acquario a Genova è nato con le Colombiadi del 1992, il progetto di Renzo Piano è costato circa 60 milioni di euro, la nuova vasca per i delfini (3 milioni di litri di acqua) ne è costati 30, la Costa paga a Porto antico, la società che gestisce il Porto vecchio restaurato, 2,5 milioni di euro all’anno, e dall’inizio ha investito ulteriori 25 milioni. Falcato, avvertendo che in Portogallo grazie all’Expo le infrastrutture sono talmente ricche che il problema dei trasporti carenti di Trieste è imparagonabile, ha messo in guardia: «Bisogna calcolare con estrema prudenza la sostenibilità di un Acquario, per i costi fissi molto alti, e saperci sviluppare attorno commercio, case e scienza. In Europa si staccano 72 milioni di biglietti per gli Acquari e 30 per i musei, ma le persone pagano solo se sanno di contribuire alla conservazione delle specie».

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