Il papa invita a Roma il patriarca Irinej
Sul possibile viaggio del papa in Serbia tutto tace e lo storico arrivo in terra balcanica del pontefice rimane ancora una remota speranza. Ma tutto fa pensare che una altrettanto storica visita avverrà presto. Non a Belgrado, ma a Roma. È quella del patriarca serbo Irinej, ufficialmente invitato in Vaticano da papa Francesco per un incontro a quattr’occhi.
La conferma del futuro viaggio è arrivata da fonte autorevole, il vescovo di Zrenjanin Ladislav Nemet, che parlando con un quotidiano di Novi Sad ha assicurato che l’invito è già stato consegnato al patriarca e che la chiesa ortodossa ha accolto favorevolmente l’iniziativa. «Tutti i membri del Sacro Sinodo e la delegazione della Santa Sede si sono trovati d’accordo sul fatto che la visita (di Irinej a Roma) deve certamente avere luogo», ha precisato il vescovo Nemet. Visita che rappresenterà «un enorme passo avanti da ogni punto di vista, da quello della chiesa a quello ecumenico» fino ai rapporti politico-religiosi, offrendo anche l’occasione di «discutere di tutti i dolorosi temi, alcuni dei quali riguardano più Croazia e Serbia che la chiesa cattolica, come la Seconda guerra mondiale e gli eventi che ne sono seguiti».
E il viaggio rappresenterà pure una pietra miliare nei rapporti tra le due chiese, dato che si tratterà della prima visita del capo della chiesa serbo-ortodossa a San Pietro. Rimangono ora da definire i dettagli, ma su questo sono in corso negoziati diplomatici. «Spero che il patriarca Irinej risponda positivamente all’invito del papa e che la visita abbia luogo in un futuro prossimo», dice al Piccolo Davor Džalto, professore di religione alla American University di Roma e presidente dell’Istituto per lo Studio della cultura e della cristianità. « La visita sarà un grande passo avanti nelle relazioni reciproche, tenuto conto che tra le due chiese sono state generalmente buone, con l’eccezione di quelle dirette tra la chiesa ortodossa e la chiesa cattolica in Croazia», continua il professore. Un altro fattore non va sottovalutato. L’invito al patriarca «è una delle tante azioni positive e molto coraggiose prese da papa Francesco. Sin dal Concilio Vaticano II, la chiesa cattolica è stata aperta al dialogo ecumenico, ma rimaneva l’interrogativo se quell’apertura fosse sincera. Il nuovo papa ha già conquistato un grande rispetto nel mondo ortodosso, per la sua vita modesta e i suoi autentici sforzi di promuovere i valori cristiani e ciò conforta nella possibilità di ottenere maggiori risultati nel dialogo».
Rimane invece ancora difficile prevedere quando il papa potrà essere accolto in Serbia. «La speranza - risponde sempre Džalto - è che possa farlo presto, malgrado finora non ci sia una proposta ufficiale. Non penso ci siano reali problemi pregiudizievoli alla visita, ma alcuni vescovi ortodossi insistono a guardare la Chiesa e il Vaticano come un tutt’uno attraverso il prisma del genocidio compiuto contro i serbi in Croazia» durante il regime ustascia, «quando una gran parte della chiesa ebbe un ruolo vergognoso». E questi vescovi «vorrebbero che prima il papa si scusasse, in nome della chiesa, per quanto commesso da alcuni suoi membri e rappresentanti» in quel periodo oscuro, «prima che la visita abbia luogo». «Non sono però sicuro – la chiosa di Džalto – che sia una strategia saggia, guardare alle intere relazioni tra cattolici e ortodossi attraverso l’ottica dei problemi storici che sussistono tra serbi e croati». Chissà: proprio questo ostacolo, in qualche modo sicuramente superabile, sarà uno dei temi di cui discuteranno a Roma il patriarca Irinej e papa Francesco. E poi non va trascurato l’impatto delle tradizioni balcaniche d’accoglienza. Se qualcuno ti riceve nella propria casa, sarebbe una vera offesa non ricambiare, prima o poi, l’ospitalità.
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