Il panificio Inglese al top delle migliori aziende italiane

È monfalconese l’ottava fra le 350 aziende italiane che crescono di più. Si chiama Gaia, ma a Monfalcone tutti la conoscono come Inglese, dal nome della famiglia di panettieri sul mercato da oltre 55 anni. Il fatturato dell’azienda, di poco superiore ai 100 mila euro nel 2014 (120.254) è cresciuto fino a superare i 2 milioni di euro nel 2017, per l’esattezza 2.124.009. Quanto basta per finire nella top ten della classifica delle aziende italiane “leader della crescita” stilata dal Sole 24 ore.
Tutte e 350 le piccole e medie imprese - classificatesi dopo essersi candidate a un bando pubblico - hanno dimostrato un trend miracoloso. L’essere cresciute a due cifre nel triennio fra il 2014 e il 2017, periodo in cui la crisi falcidiava buona parte dei potenziali concorrenti. In questo modo la monfalconese Gaia, produttrice di pane e dolci senza glutine per farmacie e negozi specializzati, s’è aggiudicata l’ottavo posto nella lista in cui, per intenderci, compaiono lo chef Antonino Cannavacciuolo con la sua Ca.Pri e la Travisanutto di Spilimbergo, che con i suoi mosaici sta firmando 44 stazioni metro di New York.
«Una famiglia unita è il segreto del nostro successo» commenta l’ad Gloria Inglese, fiera di citare i capostipiti dell’azienda a canduzione famigliare, mamma Mercedes e papà Armando, 83 e 85 anni, entrambi di Monfalcone. «Sono stati loro, 55 anni fa, a fondare il panificio che, sempre in via dei Bagni Nuova, ha per tanti anni prodotto pane e pasticceria freschi. Avevamo undici punti venditasparsi fra Monfalcone, Udine e Trieste». Poi il mercato è cambiato e bisognava trovare a una svolta per restare al passo con i tempi. A pensarci i figli, che hanno preso in mano l’azienda: oltre all’ad Gloria, suo fratello Alessandro, responsabile della produzione; la nuora di Gloria, Francesca Padoan, ricerca e sviluppo; e il figlio di Gloria, Francesco Zanolla. «Con l’apertura della frontiera è arrivata la concorrenza slovena, in grado di aprire punti vendita nel nostro territorio e di offrire alla grande distribuzione pane convenzionale a prezzo più basso. A questo si aggiunga la presenza, sempre più frequente, di panifici all’interno dei supermercati, e l’attitudine, sempre più diffusa di questi ultimi, di cucinare in loco il pane surgelato». Insomma, un pugno nello stomaco che, soprattutto in regione, ha piegato in due diversi produttori di pane e paste convenzionali. «Abbiamo avuto la lungimiranza per capire che il nostro era un settore destinato a perire. E che dovevamo convertirci». La chiave di volta si chiama “gluten free”: ora i due stabilimenti di via dei Bagni producono prodotti confezionati per celiaci. —
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