Il palo del 1° Maggio non si tocca: spostata la fermata dei bus

DEL LAGO. Il Comune sposta la fermata dello scuolabus dell’Apt di duecento metri allontanandola dal plesso scolastico perché in quella posizione da anni (dal 30 aprile al 25 maggio) viene issato il tradizionale albero del Primo Maggio con in cima la bandiera rossa, nel piazzale davanti la chiesa di San Martino a Doberdò di fronte alle scuole medie, proprio nel centro del paese, sulla strada provinciale che collega la frazione ronchese di Selz al Vallone. È il motivo dell’aspra polemica scoppiata l’altra sera nel Consiglio comunale di Doberdò tra il capogruppo di opposizione eletto nelle file di destra, Marino Ferfolja che ha protestato vivacemente contro la giunta poichè aveva portato in approvazione un provvedimento contro gli interessi della cittadinanza, essendo prioritaria la scelta di tutelare gli studenti che escono dalla scuola. «Specie durante il periodo invernale con freddo e pioggia – spiega Ferfolja – ci sono difficoltà in quanto alcune centinaia di studenti devono innanzitutto attraversare la strada provinciale e poi percorrere circa 200 metri a piedi per arrivare alle fermate dei bus che si trovano davanti alla farmacia. È mai possibile che non esista altra soluzione?». Infatti sempre sul problema era stata bocciata nella stessa serata una proposta di Ferfolja il quale sosteneva che l’area antistante la chiesa dove viene issato l’albero del “1° Maj”, potrebbe essere trasformata dal Comune in zona a traffico limitato, inserendo minime deviazioni per i residenti e mantenendo nello stesso momento sia la possibilità di mantenere la posizione fissa del tradizionale albero che della fermata dello scuolabus. Secondo l’amministrazione comunale questa soluzione non era possibile in quanto il palo da decenni con la bandiera rossa del Primo Maggio, simbolo della Festa del Lavoro e dei lavoratori, particolarmente sentita dalla comunità, oramai consolidatasi come una fra le principali tradizioni del territorio e come tale da preservare. Comunque, non è la prima volta che il palo è motivo di polemica. L’ultima protesta in ordine di tempo è quella dello scorso anno perché per Ferfolja, essendo alto ben 25 metri, bisogna piantarlo rispettando tutte le norme di sicurezza. Nel Consiglio c’era stata all’apertura di seduta un’altra fiammata di proteste. Una signora del pubblico, infatti, aveva chiesto ai consiglieri di parlare in italiano perché non capiva lo sloveno. Secondo Ferfolja, la donna (con il figlio) sarebbero stati “schedati” dal segretario (dati anagrafici e luogo di abitazione) perché sarebbero stati confusi come “disturbatori del Consiglio”. Alla fine però è stato chiamato un traduttore simultaneo.
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