Il Palazzo triestino è il più caro della regione
Trieste batte Udine. Con un punteggio tennistico. A volte, capita. A fare la differenza in questo caso è la democrazia municipale. Il numero dei rappresentanti è identico, gli abitanti sono poco più del doppio, ma il consiglio comunale di Palazzo Cheba costa sette volte quello di Palazzo D’Aronco. I dati sono relativi all’anno 2014. Il totale delle indennità di presenza liquidate nel 2014 ammonta a 662.563 euro lordi a Trieste (209mila abitanti) contro i 92.853 di Udine (99mila abitanti), i 72.490 di Pordenone (51mila abitanti) e i 43.981 di Gorizia (35mila abitanti).
La giunta regionale precedente, quella di Renzo Tondo, volendo tagliare i costi della politica, pensò bene di eliminare i compensi dei presidenti dei consigli comunali. Il comunista Itzok Furlani›, che guida dal 2011 l’assemblea di Trieste, ha ricevuto l’anno scorso 26.447 euro lordi a cui si sommano 1.143 euro di spese missione. Il dem Carmelo Spiga, che presiede l’aula udinese, ha messo in tasca nel 2014 la miseria di 1.755 euro: probabilmente il presidente del consiglio comunale meno pagato d’Italia. Persino il presidente del consiglio di Gorizia, Rinaldo Roldo (Pdl) riesce a intascare due euro in più all’anno (1.757).
A fare la differenza c’è il fatto che il presidente triestino, come consigliere comunale, partecipa anche a tutte le commissioni. Quello udinese a nessuna. A Palazzo D’Aronco, inoltre, non vengono conteggiati i gettoni di presenza (104 euro lordi) delle conferenze dei capigruppo a seguito di un parere della Corte dei conti che Udine applica alla lettera. Trieste e Pordenone hanno interpretato in modo diverso questo parere continuando ad elargire i gettoni a tutti i capigruppo.
A fare la differenza c’è ovviamente il numero delle sedute consiliari. A Udine, mediamente, il consiglio comunale si riunisce una volta a mese. A Gorizia meno: nel 2014 le sedute comunali sono state 11. A Trieste la media è di circa 3,5 al mese: praticamente una volta alla settimana o quasi.
E se a Udine il consigliere che prende di più è Paolo Pizzocaro (5 mila 304 euro) a Trieste sono ben sette sopra la soglia dei 20 mila euro (quattro volte tanto): Paolo Bassi, Alfredo Cannataro, Cesare Cetin, Roberto Decarli, Maurizio Ferrara, Michele Lobianco e Paolo Rovis. È il risultato del moltiplicarsi dei gruppi e di conseguenza dei gettoni. È il caso della scissione del Pdl che ha formato due gruppi (Forza Italia e Pdl) raddoppiando così capigruppo e presenze nelle commissioni (che sono sei più quella per la trasparenza e una speciale sulla fusione AcegasAps-Hera).
Attualmente due consigliere forzisti (Lorenzo Giorni e Manuela Declich) sono parcheggiati nel gruppo del Pdl capitato Paolo Rovis che ha da tempo fatto outing per il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Inoltre si sono creati diversi gruppi monocellulari che costano cari: il consigliere è capogruppo di se stesso e ha diritto a essere presente in tutte le commissioni oltre che alle conferenze di capigruppo. Un’anomalia tutta triestina frutto della politica liquida di questi anni che ha dato vita anche a un folto gruppo misto.
I gruppi monocellulari, invece, stanno sia in maggioranza che all’opposizione. I civici della maggioranza Decarli e Patrick Karlsen firmano assieme comunicati stampa e mozioni, ma fanno gruppo a sé. Alfredo Cannataro, eletto con la Lista Dipiazza, si è autoproclamato capogruppo della lista “Cannataro con Trieste e per Trieste”. Michele Lobianco, eletto con lo scomparso Fli di Fin, è diventato capogruppo di “Lobianco Impegno civico”. Il primo impegno? Non perdere gettoni.
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