Il “nuovo” welfare blocca i bandi Ater per 6mila famiglie
TRIESTE
Bandi fermi e migliaia di famiglie in attesa. I primi contraccolpi all’ennesimo stop del governo nazionale alla legge sul welfare, dichiarata ancora anticostituzionale alcuni giorni fa, cominciano a farsi sentire. E a pesare su uno dei fili più delicati su cui si regge il sistema sociale: l’edilizia popolare. La fame di alloggi. I cinque Ater regionali – Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone e Tolmezzo – sono bloccati. Non possono pubblicare né bandi né graduatorie perché manca un quadro normativo di riferimento. La norma , la n°16 del novembre 2011, doveva mettere ordine ai limiti di residenzialità imposti dalla Lega Nord; ma, dopo l’altolà del governo Berlusconi, è stata nuovamente impugnata dall’esecutivo tecnico guidato dal premier Monti perché presenta «profili di illegittimità costituzionale», ammonisce la delibera del Consiglio dei Ministri datata 27 gennaio. Il provvedimento salvagente prevedeva nuove regole per l’accesso agli aiuti predisposti dagli enti territoriali, come bonus bebè, appartamenti Ater, Carta famiglia e borse di studio Erdisu. Le direttive della giunta fissavano due anni di residenza in Friuli Venezia Giulia per italiani e comunitari e almeno cinque in Italia, di cui due in regione, per gli stranieri. Secondo il Consiglio dei ministri «tali disposizioni eccedono dalla competenza legislativa in materia di assistenza sociale attribuita alla Regione (…) e comporta l’esclusione assoluta di intere categorie di persone, fondata sulla mancanza di una residenza temporalmente protratta, nonché su un’ ulteriore discriminazione tra gli stessi extracomunitari». Inoltre, proseguiva il documento, «viola il principio di uguaglianza stabilito dall’articolo 3 della Costituzione». Una doccia fredda che manda all’aria anche i piani di edilizia popolare: potrebbero passare mesi prima di un pronunciamento della Corte costituzionale. Intanto i bandi per l’assegnazione degli alloggi, che avrebbero dovuto essere presentati a primavera, sono fermi. E le famiglie, tra le 5 mila e le 6 mila si stima in Friuli Venezia Giulia, aspettano nella totale incertezza. «La situazione è analoga per tutte le Ater del territorio – conferma il presidente di Asso Ater Fvg Paolo Pittini – l’impugnazione blocca tutto il meccanismo perché mancano norme certe, non sappiamo cosa applicare. Non intendiamo assolutamente metterci contro la Regione – puntualizza – noi vogliamo tutelare le persone facendo un bando sicuro, senza danneggiare chi attende un alloggio». La prossima settimana un incontro fissato con l’assessore alle Infrastrutture Riccardo Riccardi dovrebbe portare qualche schiarita alla vicenda. «Attendiamo indicazioni urgenti e puntuali sul comportamento da seguire» commenta Rocco Lobianco, presidente di Ater Trieste. Perché due sono le vie: o la Regione resiste impugnando a sua volta le decisioni del governo o si adegua emendando gli articoli bocciati. La maggioranza, insomma, deve trovare un ulteriore compromesso con la Lega. Sulla vicenda scende in campo il Pd, con Sergio Lupieri, che parla di «caos normativo». «La giunta Tondo deve da subito modificare la legge – insiste il vicepresidente della Commissione Politiche sociali – raccogliendo le considerazioni del Consiglio dei Ministri e rendendo operativo al più presto un provvedimento con requisiti certi per i bandi. Migliaia di cittadini attendono la graduatoria per gli alloggi Ater, ma vengono a mancare anche regole per la carta famiglia, per i bonus bebè, per gli assegni di studio Erdisu, come per la prima casa Ater – ribadisce Lupieri - un disastro che ha caratterizzato quattro anni di malgoverno sul welfare, con Tondo e Molinaro ostaggi della Lega Nord». Secondo il consigliere del Pd «il presidente della Regione non deve fare resistenza al ricorso del Consiglio dei Ministri alla Corte Costituzionale, né attendere la sentenza della stessa Corte, il cui giudizio è scontato, ma deve subito andare a rivedere quelle norme anticostituzionali che disciplinano tutto il welfare regionale, rendendole compatibili con la normativa europea, italiana ed internazionale».
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