Il “nuovo” Tartini guarda ai Balcani

Il direttore fresco di nomina del Conservatorio Roberto Turrin: «Da potenziare vocazione europea e legami col territorio»
Di Elisa Lenarduzzi

Il futuro del Conservatorio Tartini di Trieste passa innanzitutto attraverso «il potenziamento della sua vocazione europea sia sul piano della didattica che su quello della produzione». È su questa strada, aperta da colui che l’ha preceduto per quasi un ventennio alla direzione di Palazzo Rittmeyer, che il nuovo direttore del Tartini, Roberto Turrin, 56 anni da compiere tra poco, intende gettare le basi del suo mandato, iniziato con un periodo ad interim lo scorso luglio (dopo la rinuncia formale del direttore uscente Massimo Parovel, ndr) e confermato con un voto a grande maggioranza qualche settimana fa.

Un focus - quello internazionale - quasi “obbligato” vista la posizione geografica del Tartini, che vanta la più alta percentuale di stranieri tra i Conservatori italiani (ben 82 su un totale di 660 iscritti, alcuni dei quali provenienti anche da Turchia e Regno Unito) e che da anni rappresenta il fiore all’occhiello dell’istituto triestino.

«L’obiettivo è quello di potenziare le collaborazioni e gli scambi non solo con i Paesi dell’Alpe Adria, ma anche con tutta l’area balcanica: sul fronte didattico, a questo proposito, vorrei ricordare i progetti Erasmus e l’ErasmusPlus con Bosnia-Erzegovina, Albania, Serbia e Montenegro» aggiunge Turrin che proprio oggi vedrà la sua prima uscita “ufficiale” nella nuova veste di direttore in occasione della presentazione dei concerti 2015-16 del Tartini, che prenderanno il via domani.

Proprio in ottica “balcanica”, già questo sabato è in programma il primo appuntamento di un importante progetto di scambi Italia-Serbia per il quale il Miur ha scelto il Tartini quale capofila: la tournéè dell’Orchestra nazionale dei Conservatori diretta da Giuseppe Grazioli che toccherà, dopo la tappa triestina (sabato alle 20.30 alla Sala Tripcovich), anche Belgrado e Novi Sad.

Turrin, però, non dimentica la dimensione locale: «Tra i nostri obiettivi c’è anche quello di rafforzare la presenza del Tartini sul territorio, con maggiori collaborazioni con scuole, associazioni musicali, teatri, festival locali, e istituzioni» precisa il neodirettore, ex studente del Tartini, docente di pianoforte e già responsabile della produzione artistica dell’Istituto.

Il mandato di Turrim non sarà esente da difficoltà: tra i nodi irrisolti “ereditati” dalla precedente amministrazione spiccano la carenza di spazi a Palazzo Rittmeyer, con gli studenti costretti a esercitarsi nei corridoi e nei bagni, un percorso formativo-didattico parzialmente incompleto e il “caso” della legge 38 del 2001, mai applicata, che prevedeva l’istituzione di una sezione autonoma con lingua di insegnamento slovena al Tartini.

«Per quanto riguarda le aule studio non posso che confermare le attuali criticità e l’impegno a lavorare per ottenere nuovi spazi all’interno di Palazzo Rittmeyer, in modo da poter procedere a una ricollocazione delle aule - spiega Turrin -. Un piccolo passo, intanto, lo faremo già nelle prossime settimane con la conclusione dei lavori di adeguamento della sala Tartini, che entro fine anno sarà pienamente operativa sia come sala concerti che come studio di registrazione».

Ben più complicata la questione legata all’ampliamento dell’offerta didattica: «Purtroppo siamo bloccati dalla situazione di stallo venutasi a creare a livello nazionale, con il Cnam che dal 2012 è in attesa di un Senato. Quando sarà possibile, ci muoveremo immediatamente per chiedere l’attivazione dei 4-5 bienni che mancano per rendere completo il nostro percorso formativo. So che qualche altro Conservatorio si è mosso diversamente - precisa -, ma noi vogliamo seguire i canali formali proprio per garantire quella serietà che ci contraddistingue e per la quale siamo accreditati a livello internazionale». E sulla “questione slovena” garantisce che «la questione verrà approfondita. Ne parlerò a breve anche con la deputata Tamara Blazina e poi valuteremo».

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