Il nuovo statuto di Muggia si arena tra fascismo e foibe
MUGGIA. La storia del Novecento crea ancora divisioni. Anche a Muggia. Eclatante quanto accaduto durante la riunione dell’ultimo consiglio comunale quando una vera e propria baruffa verbale è sorta sulle modifiche da apportare alla parte storica dello statuto comunale.
Quasi tre anni fa era stata formata una commissione apposita per attualizzare lo statuto comunale, presieduta da Geremia Liguori (indipendente), formata da Riccardo Bensi (Pd), Maurizio Coslovich (Federazione della Sinistra), Marina Busan (Meio Muja), Fabio Longo (indipendente), Claudio Di Toro (indipendente), Paolo Prodan (Pdl), Ferdinando Parlato (Un’altra Muggia) e Daniele Mosetti (Fratelli d’Italia).
La parte che da subito ha riscontrato una oggettiva difficoltà nel mettere d’accordo tutti gli attori in campo è stata quella legata all’introduzione storica: strano ma vero, lo statuto attuale è fermo, infatti, al 1921. Vista l’inconciliabilità, il “patto di non belligeranza” tra i vari consiglieri era di non affrontare i riferimenti storici di Muggia che vedevano contrapposte visioni su quanto accaduto dagli anni Venti sino al secondo Dopoguerra a Muggia.
Durante l’ultimo Consiglio però il “patto” è stato bruscamente sciolto come racconta il presidente Liguori: «Nonostante la decisione presa dalla commissione di studio di non toccare i riferimenti storici, il Pd ha pensato bene di presentare emendamenti sull’argomento. Quando è iniziata la discussione sono volate parole pesanti che mi hanno talmente schifato che ho deciso di abbandonare l’aula».
Geremia conferma che anche in una «lettera di consegna del lavoro della commissione era chiaramente espressa la volontà di non toccare la parte storica dello statuto, perché da subito si era capito che sull’argomento non si sarebbe mai giunti a una visione condivisa vista la realtà storica che ha interessato queste zone».
A spiegare le posizioni del Pd è Bensi: «Lo statuto si ferma con l’annessione dell’Italia e senza menzionare l’entrata di Slovenia e Croazia in Europa. Il Pd era convinto che nel 2015 si poteva menzionare nello Statuto la resistenza e le motivazioni della Medaglia d’argento al valore militare del nostro Comune. Il Pd era convinto che nel 2015 si potesse parlare di rispetto delle minoranze linguistiche e rispetto dei generi. Nel rispetto di tutto ciò eravamo pronti a discutere l’emendamento di Mosetti in cui si parlava di fatti tristi e deplorevoli come le foibe e la perdita di grosse fette dei nostri territori. Questo non è avvenuto. Ci sono stati interventi molto duri da parte dell’opposizione specialmente da Prodan».
Sull’argomento Prodan ha preferito non rispondere. Pronta invece la replica di Mosetti: «Avevamo concordato di non introdurre cenni storici nello Statuto, invece abbiamo assistito alla tenace volontà della sinistra nel voler introdurre passaggi storici riguardo la resistenza partigiana, la lotta all’antifascismo, la lotta di “liberazione”, tra l’altro ricopiata male dallo stesso testo dell’Anpi. Ad accordo ormai spezzato e davanti alla certezza che i temi storici vengano riaperti, cosa che semmai spetta ad una commissione storica composta da storici e non da politici, ho scritto e fatto firmare ai miei colleghi d’opposizione un emendamento alla proposta Pd, dove abbiamo chiesto che venissero introdotti altri passaggi storici fondamentali».
Resosi conto delle diversità di opinioni, come evidenzia Bensi, il Pd ha chiesto un rinvio delle votazioni e un nuovo passaggio in commissione. Il rinvio è passato con i voti del Pd, di Parlato e di Laura Marzi (Sel). Astenuta Busan, assenti Coslovich, Di Toro, Grizon e Gretti.
«Spero che in commissione - conclude fiducioso Bensi - si risolva il problema nel rispetto di tutte le sensibilità e tenendo ben presente che grazie alla resistenza e ai sacrifici di tante persone ieri sera in Consiglio liberamente abbiamo avuto la possibilità di esprimere le nostre opinioni».
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