Il nuovo Cpr di Gradisca aprirà a primavera: «In arrivo rinforzi per sorvegliare il sito»
GORIZIA «Sono estremamente soddisfatto del mio arrivo a Gorizia. Per due ordini di motivi. Nella mia carriera ho attraversato la periferia, il dipartimento, il settore investigativo a livello nazionale, avendo l’onore di guidare i Nocs. Però, pur avendo avuto grandi soddisfazioni professionali, sono nato questurino a Milano e volevo “morire” questurino. In seconda battuta, amo questa città perché la mia grande passione è la storia della Prima guerra mondiale. Gorizia l’ho frequentata molto nel passato anche per questo motivo. Esserne diventato questore è la degna chiusura di un cerchio».
Paolo Gropuzzo, ieri mattina, si è insediato ufficialmente alla guida della Questura di Gorizia. In un ufficio ancora e comprensibilmente disadorno («È il primo giorno, non ho ancora avuto tempo di portare le mie cose e arredarlo»), il neoquestore si è dimostrato subito a suo agio. E già con le idee chiare. Del resto, Gorizia è sinonimo di confine e lui, che ha guidato la Quarta zona della Polfrontiera terreste, aerea e marittima in un vasto territorio che si estende da Udine a Verona, conosce a menadito le problematiche dell’immigrazione. E non solo.
«L’arrivo di richiedenti asilo - le sue parole - sta conoscendo, da tre mesi a questa parte, una fase di assoluto decremento in tutti i valichi confinari della regione, nessuno escluso. Indiscutibilmente, come rilevato dal mio predecessore Lorenzo Pillinini, il trasferimento della commissione e l’applicazione dell’accordo di Dublino hanno fatto sì che la situazione si normalizzasse». Eppure, a sentire Gropuzzo, è bene non abbassare la guardia «perché l’esperienza ci insegna che il trend migratorio può cambiare repentinamente, da una settimana all’altra». Quindi, occhi aperti. Riguardo all’apertura del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) a Gradisca d’Isonzo non c’è una data precisa cerchiata di rosso sul calendario. «Di mezzo, oltre ai lavori strutturali, ci sono i bandi per le suppellettili, gli allacciamenti e altri adempimenti tecnici. Credo che l’apertura avverrà a primavera, forse d’estate». Ma nelle parole del neoquestore c’è anche una notizia. Importante. In occasione dell’apertura del nuovo Cpr è previsto l’arrivo di rinforzi di forze di polizia «ma ci sarà anche un contributo maggiore da parte dell’Esercito. È impensabile gestire la situazione con le forze attualmente a disposizione. Del resto, il ministero ne era perfettamente consapevole e lo dimostrano i rinforzi progressivi che arriveranno».
Altra questione: la droga. Il territorio viene considerato di transito di sostanze stupefacenti provenienti dall’Est europeo e destinate al mercato dell’Italia settentrionale. Il fenomeno trova la sua principale causa nella vicinanza con la Slovenia (di cui Nova Gorica si è confermata come snodo centrale di smercio). Secondo Gropuzzo non è sufficiente un giro vite nei controlli perché la questione ha mille risvolti, anche e soprattutto di natura sociale. «La questione va affrontata globalmente, in tutte le sue complesse sfaccettature. Oltre alle attività di polizia e all’aspetto repressivo, sarà importante intraprendere e rafforzare, laddove già c’è, l’attività di informazione e di sensibilizzazione, parlando ai nostri giovani, coinvolgendoli e spiegando loro che accanto al mondo virtuale, fatto di internet e social, c’è soprattutto quello reale». Un’attività, insomma, a 360 gradi con una parola-chiave: prevenzione.
Gropuzzo si è voluto soffermare in questa prima chiacchierata anche sulle diversità di una provincia sì piccola ma con tanti distinguo e peculiarità. «Monfalcone è molto differente da Gorizia, con problematiche a se stante. Ha una sua realtà socio-economica peculiare caratterizzata dall’attività del colosso Fincantieri e dalla presenza di tante etnie diverse e specifiche. Ma non mi risulta che questa situazione abbia mai procurato tensioni. La presenza di così tanti stranieri non ha portato problematiche particolari».
E sul tema dell’ordine pubblico, il neoquestore sembra voler proseguire nel solco del suo predecessore che, poi, è un po’ la linea del Dipartimento. Ovvero: consentire a tutti di manifestare evitando però elementi di turbativa. «Tutto deve avvenire nel rispetto delle leggi». —
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