Il nuovo business turistico del noleggio di barche a vela

Trieste si apre un altro spicchio di futuro tra le nuove frontiere dell’economia blu, quella legata allo sfruttamento (in senso positivo) del mare. Il turismo, che in questi ultimi anni sta vivendo in città una fase espansiva, può essere aiutato a crescere anche con il cabin charter legato alle nuove forme di utilizzazione delle imbarcazioni da diporto per le partecipazioni competitive o turistico-ricreative alle regate, prefigurando il loro noleggio per una cena o un semplice aperitivo fino alla partecipazione a una crociera o addirittura a un pacchetto turistico magari comprensivo anche del trasferimento aereo e di un pernottamento in albergo. Molte di queste formule possono coinvolgere sia gruppi organizzati che coppie che anche singole persone. Come rendere fruibili le imbarcazioni per queste nuove esigenze rispettando le leggi e le normative specifiche che in qualche caso possono apparire non adeguate ai nuovi scenari? Su questo tema dagli aspetti tecnico-giuridici estremamente specifici, ha tentato di fare chiarezza l’incontro-dibattito “La nuova utilizzazione turistico-ricreativa delle unità da diporto: regime amministrativo, contratti, assicurazione, responsabilità” organizzato ieri alla Camera di commercio dall’Associazione italiana di Diritto marittimo.
Il cabin charter ben sviluppato anche in alcune località e isole italiane, paradossalmente occupa ancora posizioni residuali a Trieste dove pure godrebbe di un traino formidabile, com’è quello rappresentato dalla Barcolana, dove però ha avuto un lancio tormentato come ha spiegato a margine il presidente della Società velica di Barcola e Grignano, Mitja Gialuz: «Il cabin charter è un sistema di noleggio che si è sviluppato soprattutto nel Nord Europa e nelle traversate oceaniche, dove vengono impiegate imbarcazioni a vela di grande dimensione e persone singole scelgono di noleggiare un solo posto letto/equipaggio. Il sistema crea un nuovo mercato, aperto anche a chi vuole vivere l’esperienza di navigazione pur non sapendo navigare. All’estero il cabin charter si è sviluppato molto velocemente, creando un business turistico soprattutto nelle traversate verso i Caraibi. In Italia numerosi noleggiatori di imbarcazioni, scuole vela, tour operator hanno iniziato a organizzare simili pacchetti, dove la barca a vela viene “divisa” tra persone che non si conoscono. La giurisprudenza su questo tema in Italia è controversa - ha concluso Gialuz - come abbiamo potuto vedere anche due anni fa durante Barcolana, quando una simile iniziativa, denominata “Ticket to sail” aveva sollevato le perplessità delle autorità. Barcolana è stata anche da stimolo affinché ci potesse essere una condivisa interpretazione delle norme. Il cabin charter infatti è un sistema che incontra il favore del pubblico perchè poco costoso e in trend con le strategie turistiche».
«La Camera di commercio ha sempre creduto nell’importanza della blue economy sostenendo il mondo della vela e della nautica. Anche il servizio di noleggio di barche e gommoni è ora un business che cercheremo di incentivare», ha affermato in apertura del convegno il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti e il neoassessore comunale al Commercio Lorenzo Giorgi ha aggiunto che anche in questo settore Trieste deve tornare a essere capitale di un’area vasta che comprenda l’Austria e oltre. «Un ruolo importante può essere svolto dall’Autorità portuale che oggi è anche soggetto di marketing e promozione territoriale», ha rimarcato il suo segretario generale Mario Sommariva. L’avvocato Alfredo Antonini, ordinario di Diritto dei Trasporti all’università di Udine, nell’introduzione ai lavori ha insistito sui concetti di “locazione”, “noleggio” e “trasporto” concludendo con l’affermazione che «la prestazione diportistica in questo caso è prestazione turistica» e evidenziando come si presenti il problema anche di regolamentare l’offerta turistica tramite Internet. Sugli aspetti tecnici hanno dibattuto Aniello Raiola del Comando generale delle Capitanerie di porto, il magistrato Arturo Picciotto e gli avvocati Carlo Pillinini a Alberto Pasino.
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