Il nuovo 730 online fa l’esule “jugoslavo”
TRIESTE. Il 730 precompilato doveva essere un passo in avanti verso il fisco del futuro. Per molti forse sarà così. Per altri sarà invece un 730 “jugoslavo”. Parliamo di molti esuli nati nelle terre passate dall’Italia alla Repubblica federativa alla fine della seconda guerra mondiale che, a dispetto degli aggiornamenti legislativi ottenuti nei decenni scorsi, si son ritrovati nel modello precompilato informazioni antecedenti alla legge 54/89, ovvero quella che rivedeva i loro dati personali parificandoli a quelli di tutti i cittadini italiani nati sul territorio nazionale: la conseguenza è che queste persone hanno “riscoperto” così di essere nate «in Jugoslavia». Tra queste il geometra Pietro Valente, nato a Capodistria nel 1937: «Uso il computer da molti anni - spiega Valente -, e pur con un po’ di diffidenza mi sono affidato a questa innovazione. Il 15 aprile il 730 online è diventato disponibile e sono entrato nel sito con grande curiosità per verificare la corrispondenza con il Cud». Ed ecco la discrepanza: «Mentre secondo il Cud risulto regolarmente nato a Capodistria, secondo il nuovo 730 sono nato in Iugoslavia, per di più con la I al posto della J. Per mia moglie, che è nata a Cherso, stessa storia».
L’ironia, aggiunge Valente, è che il Regno d’Italia non esiste più «ma nemmeno la Jugoslavia». Il geometra non si capacita della cantonata vintage dell’Agenzia delle entrate: «È un po’ paradossale perché il Cud è compilato dall’Agenzia delle entrate ed è corretto. Il 730 è compilato dalla medesima Agenzia ed è sbagliato. Peraltro devo riconoscere che a parte questo tutti gli altri dati sono ineccepibili».
L’uomo ha telefonato al centralino nazionale dell’Agenzia delle entrate per chiedere lumi: «Hanno confermato l’errore e mi hanno suggerito di modificarlo online, ma il procedimento è tortuoso. Mi toccherà ricorrere al cartaceo». A ieri l’Agenzia delle entrate del Friuli Venezia Giulia, però, non aveva registrato segnalazioni o proteste in questo senso. La vicenda è stata denunciata dall’Unione degli istriani, che da quando il modulo è disponibile in Rete ha ricevuto diverse lamentele. «È scandaloso - spiega il presidente Massimiliano Lacota -. Con la legge 54/89 avevamo finalmente ottenuto che le pubbliche amministrazioni utilizzassero nei loro documenti solamente il nome italiano dei Comuni di nascita: ora l’Agenzia delle entrate deve aver pescato in archivi vecchi riportandoci indietro di vent’anni».
Grazie a quella legge gli esuli non risultavano più come nati in Jugoslavia agli occhi delle istituzioni, ma come nati in Italia. Con tutto ciò che comporta dal punto di vista amministrativo. Il timore di Lacota è che per queste persone il nuovo 730 sia «sostanzialmente inservibile»: «Da anni lottiamo perché la legge dell’89 comportò anche la modifica del codice fiscale, e ancora oggi ci sono eredi di esuli che fanno difficoltà ad ottenere i beni dei parenti a causa di questo doppio codice fiscale». La preoccupazione dell’Unione degli istriani è che il 730 “jugoslavo” ingeneri problemi di questo genere: «Il nostro appello è a non utilizzare il modulo elettronico e ricorrere piuttosto al vecchio cartaceo - dice Lacota -. Perché non vorremmo che qualcuno, preso per sfinimento, decida di mandare avanti la dichiarazione con il codice fiscale obsoleto e si ritrovi poi, tra qualche anno, ad avere problemi col fisco».
Non è la prima volta che la poca familiarità di Roma con il confine orientale porta a risultati imbarazzanti. Negli anni scorsi il sito del ministero dell’Istruzione aveva incluso a più riprese i Comuni della provincia di Pola.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo