Il nostro viaggio a bordo del Tram di Opicina per l’ultimo collaudo prima della ripartenza

La prima vettura bianca e blu, la numero 401, martedì mattina è tornata a sferragliare sopra Trieste, tra piazzale Monte Re e la vetta di Scorcola: ecco il reportage del Piccolo

Francesco Codagnone
Il “frenador” alla guida del Tram di Opicina. Nelle altre foto il dialogi fra Dipiazza, Pellerito e Bernetti; gli interni della storica carrozza 401; sotto il Tram di Opicina con i classici colori bianco e blu. Fotoservizio Massimo Silvano
Il “frenador” alla guida del Tram di Opicina. Nelle altre foto il dialogi fra Dipiazza, Pellerito e Bernetti; gli interni della storica carrozza 401; sotto il Tram di Opicina con i classici colori bianco e blu. Fotoservizio Massimo Silvano

​​​​​Il tempo di un caffè nero al Bar alla Tramvia, di scambiare due chiacchiere con i suoi clienti, mentre nella vicina autorimessa tecnici e dirigenti studiano le schede per un’ultima volta.

Il Tram di Opicina può ripartire: l’Ansfisa rilascia il nulla osta
Prove per la ripartenza del tram (Silvano)

Il sindaco Roberto Dipiazza afferra per il braccio il dirigente dell’Ansfisa Marco Pellerito, inizia a parlare dei tempi della burocrazia, delle tante scadenze mancate e complicazioni degli ultimi otto anni. I tecnici del Comune, di Trieste Trasporti e della De Aloe Costruzioni, la ditta incaricata, li seguono infine a bordo. Il Tram di Opicina inizia la sua corsa.

Il familiare fischio del clacson invade piazzale Monte Re poco prima delle 10.45 di mattina, interrompendo per un attimo il tran tran quotidiano dei tanti pendolari immersi nel traffico di via Nazionale. Il collaudo è effettuato sulla vettura numero 401. Al momento è l’unica che monta la prima coppia di quei rarissimi freni a pattino prescritti dall’Ansfisa, dismessi dal Tram di Opicina ormai da più di vent’anni e recuperati in un vecchio deposito con un provvidenziale colpo di fortuna.

La carrozza lascia il deposito, percorre qualche metro sui binari e si ferma un momento appena, per consentire la salita a bordo degli addetti ai lavori. Ed ecco subito il primo piccolo “imprevisto”. Il mezzo bianco e blu blocca (per un minuto appena) l’auto di una residente della zona, in ritardo a lavoro, ormai disabituata al passaggio del Tram su quelle rotaie vicine alla sua villetta. Impossibile non riderci su.

Il mezzo si ferma a più riprese, una tappa all’altezza dell’Obelisco e una alla ferma di Cologna, per consentire ai tecnici di effettuare le ultime misurazioni. Metro alla mano, gli inviati dell’Ansfisa perlustrano i binari, prendono nota di cifre e distanze, verificano la buona riuscita delle lavorazioni effettuate su controrotaie, scambi, scalzatori in questa rush finale.

I sedili in legno foderati di rosso continuano a vibrare mentre il percorso delle vetture abbandona l’abitato, attraversa i cespugli tipici dell’altipiano e costeggia infine il tratto panoramico sul golfo. Mai visto da quella prospettiva da chi abita a Trieste da meno di otto anni; da chi, semplicemente, non è mai salito su quelle carrozze.

Il Tram percorre il tratto più alto della linea, dalla stazione di Opicina fino alla vetta di Scorcola, dove poi parte la funicolare. Una corsa in discesa e una in salita per ottenere il nulla osta. —

Il viaggio di collaudo del Tram di Opicina a Trieste

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Riproduzione riservata © Il Piccolo