Il Nonino a Dell’Acqua

Lo psichiatra, tra i padri delle legge 180, riceve il riconoscimento con lo scrittore Lobo Antunes, il filosofo Michel Serres, l’architetto Suad Amiry
Di Arianna Boria
Lasorte Trieste 20 06 05 - Dipartimento Salute Mentale - Giuseppe Dell'Acqua
Lasorte Trieste 20 06 05 - Dipartimento Salute Mentale - Giuseppe Dell'Acqua

di Arianna Boria

TRIESTE

Imbarazzato. Inadeguato. Intimidito per il riconoscimento al suo lavoro, che ha sempre voluto tenere «sotto traccia». Così si descrive, “a caldo”, lo psichiatra Peppe Dell’Acqua, vincitore del Premio Nonino 2014. La notizia gli è arrivata nella sua città natale, Salerno, dove sta trascorrendo qualche giorno con i nipotini, e subito il telefono ha cominciato a squillare. «Se leggo l’elenco di chi mi ha preceduto - dice - mi vengono i brividi. Questa volta dovrò proprio comprarmi un vestito». Con lui, a Ronchi di Percoto, nella grande distilleria della famiglia Nonino che, sabato 25 gennaio, ospiterà la cerimonia di premiazione, ci sarà idealmente anche Marco Cavallo, il simbolo della liberazione della malattia mentale dai muri e dalle catene, metaforiche e non, che la tenevano confinata dalla società civile. Per questo Peppe Dell’Acqua, campano ma più che mai triestino d’adozione, ha ricevuto il riconoscimento, per la lunga battaglia - ancora in corso, ci tiene subito a sottolineare - che ha portato alla legge 180 e a una riforma nel trattamento della malattia mentale che fa scuola nel mondo. «Questo premio - aggiunge - va a quarant’anni di lavoro di centinaia di operatori e a una città, Trieste, che ha saputo interagire in modo straordinario ed essere palcoscenico non passivo di un cambiamento epocale». Trieste tollerante? «Anzi - sottolinea Dell’Acqua - Trieste è stata intollerante, ma in modo utile, positivo, direi “intelligente”. Ha costretto il cambiamento a essere trasparente e noi tutti ad assumerci le responsabilità di ogni passaggio».

Altre tre sono le personalità insignite dalla trentanovesima edizione del “Nonino”, da sempre riconoscimento ai grandi protagonisti contemporanei delle lettere, della scienza, della filosofia e agli interpreti e custodi della terra e delle sue tradizioni secolari. Premi legati da un filo evidente, in quest’edizione 2014, che parla di denuncia dei diritti negati e di difesa della dignità umana.

Sarà proprio una donna da sempre in prima linea in quest’impegno a ricevere il Nonino “Risit D’Âur”, assegnato all’architetto palestinese Suad Amiry, fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah, in Cisgiordania, un’istituzione nata per salvaguardare e catalogare il patrimonio artistico palestinese e, con esso, la memoria di un intero popolo. Suad Amiry, docente all’università Birzeit, si è scoperta scrittrice raccogliendo in un volume i diari tenuti durante l’assedio israeliano al quartier generale di Arafat, a Ramallah, nel 2001 e 2002. Il suo sottile e ironico “Sharon e mia suocera”, edito da Feltrinelli nel 2003, è stato tradotto in diciannove lingue e l’ha resa celebre in tutto il mondo. Nel racconto “Murad Murad” ha cambiato radicalmente registro, per denunciare l’annientamento dei diritti di esseri umani che vivono nella speranza di un futuro di libertà.

Psichiatra è anche il Nonino Internazionale 2014, assegnato a una delle massime voci della letteratura portoghese, António Lobo Antunes, da alcuni critici ritenuto il più grande autore del suo paese. Mandato come medico in Angola dal ’70 al ’73, Antunes ha vissuto in prima persona la fase finale della guerra coloniale portoghese, che ha offerto materia ai suoi primi romanzi, caratterizzati da imponenti e intricate costruzioni narrative. Oggi - lasciata la professione all’ospedale psichiatrico Miguel Bombarda di Lisbona per dedicarsi completamente alla scrittura - i suoi romanzi sono prevalentemente psicologici, un puzzle di storie private che si intrecciano seguendo uno stile impervio e particolare: un flusso di coscienza “joyciano”, con passaggi, non “segnalati”, dalla prima alla terza persona, trasporta il lettore in una dimensione psicologica parallela, senza riferimenti cronologici.

Infine, il premio Nonino a “Un maestro del nostro tempo”, va al filosofo e umanista francese Michel Serres, docente alla Stanford University in California. Da bambino, fu testimone in prima persona della violenza e della devastazione della guerra. «Vidi il mio primo cadavere a sei anni», raccontò al giovane “collega”, filosofo e antropologo, Bruno Latour. Studiò matematica e scienze negli anni più drammatici del secondo conflitto mondiale e questa esperienza lo portò a rifiutare qualsiasi modello basato su violenza e imposizioni.

Serres ha posto al centro della sua riflessione i problemi della comunicazione e la strategia dei rapporti che legano la rappresentazione artistica all'interpretazione scientifica del mondo. Nei suoi studi, privilegia il concetto di scambio e di incrocio tra le discipline, piuttosto che l’imposizione di una sola di esse sulle altre. Oggi la sua attenzione filosofica è dedicata alle illusioni e alle speranze delle nuove generazioni, che ha raccontato in “Non è un mondo per vecchi. Perchè i ragazzi rivoluzionano il sapere”. Perfetto, per i criteri di assegnazione del Nonino, il suo testo “Il contratto Naturale”, che invita a rispettare la forza e la fragilità del pianeta.

Ma torniamo a Peppe Dell’Acqua e a questo premio che arriva proprio all’indomani del viaggio di Marco Cavallo lungo la penisola, in sedici città italiane e nelle sei che sono sedi di manicomi giudiziari. Il pericolo è che a queste strutture ne vengano sostituite altre, di formato ridotto e su base regionale, mini “opg” dove trasferire e rinchiudere ancora una volta i ricoverati.

Proprio oggi Dell’Acqua sarà a Roma, dal ministro Cancellieri, insieme al Comitato Stop Opg: «Vogliamo sfruttare nel modo migliore possibile l’onda positiva creata da Marco Cavallo», dice. «Sappiamo che il ministro della Salute porterà in Parlamento la proroga degli ospedali psichiatrici dopo il 1° aprile, ma in questo periodo si possono fare comunque tante cose: introdurre elementi migliorativi della legge, per esempio, e sostenere provvedimenti per ridurre la presenza delle persone...».

Il Nonino, dunque, è tutt’altro che un sigillo a una battaglia vinta. «Non giunge a chiudere una storia - sottolinea - ma entra nel vivo di una lotta che continua, intorno e dentro le istituzioni. Non ci sono solo gli ospedali psichiatrici, ma anche le case di riposo, luoghi istituzionali orrendi. Il premio ripropone l’obbligo di continuare su questa strada, contro la contenzione e gli ospedali psichiatrici giudiziari, e per un reale diritto alla salute e a una vita dignitosa riconosciuta a tutti. Una lotta contro il calo di quell’attenzione etica, culturale e civile che a noi, a Trieste, ha dato tanta forza».

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