Il nodo dei pasti “impossibili” nelle mense scolastiche. Il Comune di Trieste: «Regole impraticabili. Roma le modifichi»
TRIESTE «Impensabile gestire le mense se resteranno in vigore le disposizioni attuali». Così ieri l’assessore comunale Angela Brandi ha rimarcato la contrarietà alle nuove indicazioni rese note la scorsa settimana dal governo, che obbligano le strutture scolastiche a pasti monodosi.
«Una novità che definisco deflagrante – sottolinea ancora Brandi –, impossibile da applicare. Tanto più che non c’è un’evidenza che dimostri come questa sia la soluzione più sicura. Asugi, l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, alla quale abbiamo chiesto un parere, ha spiegato come i pasti multiporzione non rappresentino alcun rischio. Anzi, lo è far utilizzare ai bimbi più piccoli posate di plastica, che potrebbero facilmente spezzarsi. E poi c’è la difficoltà di smaltimento di un numero considerevole di rifiuti».
A rischio, secondo l’assessore, anche i posti di lavoro nelle aziende che forniscono attualmente i pasti: «Mi meraviglio – dice – del fatto che il protocollo sia stato siglato tra il ministero all’Istruzione e le organizzazioni sindacali, tra l’altro escludendo dalla consultazione l’Anci e le amministrazioni comunali. È chiaro che distribuire contemporaneamente 10 mila pasti, questo il numero qui a Trieste, cambierebbe il sistema attuale. Si tratta di uno stravolgimento assurdo».
I due appalti affidati dal Comune prevedono due diversi tipi di servizio: Dussmann si occupa dei pasti espressi nelle strutture scolastiche triestine che hanno le cucine, Camst invece prepara i cibi in un centro cottura unico di Sgonico e li trasporta nei vari istituti. Con le nuove regole servirebbe un’organizzazione diversa. Ma secondo Brandi c’è ancora la possibilità di modificare la rotta in tempo: «Mi aspetto che sulla questione mense il governo intervenga al più presto con indicazioni certe, da fornire poi alle famiglie che, ricordiamo, sono disorientate davanti a una scuola che è stata la prima a chiudere e sarà l’ultima a riaprire. Hanno diritto ad avere risposte precise – conclude – e definitive». —
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