Il Nobel Thorne a Trieste: «L’astrofisica per me è un gioco»
TRIESTE Ha attraversato tre quarti di secolo con la testa ostinatamente rivolta verso il futuro. E anche oggi, a settantasette anni suonati, il decano degli astrofisici americani continua a guardare avanti, ai prossimi traguardi, al mondo che verrà. Il segreto di Kip Thorne, premio Nobel per la fisica 2017 e consulente scientifico per uno dei film di fantascienza più memorabili dell’ultimo ventennio, il blockbuster “Interstellar" di Christopher Nolan, è il suo talento visionario, la capacità di vedere oltre ciò che diamo per certo.
E’ grazie a questo talento se nel 1984, insieme a Rainer Weiss e Ronald Drever, si è lanciato in un progetto, Ligo, che allora accarezzava nient’altro che un sogno, divenuto realtà solo nel 2015: quello di poter catturare le onde gravitazionali, increspature nello spazio-tempo introdotte nella relatività generale da Albert Einstein per descrivere la struttura quadridimensionale dell’universo. Lo abbiamo intervistato in occasione del suo arrivo a Trieste, a margine della lezione sulla geometrodinamica che ha tenuto all’Ictp lo scorso 24 maggio.
La scienza l’ha interessata fin da giovanissimo. Prova ancora quel senso di meraviglia e divertimento nel fare lo scienziato?
Il fatto che mi diverta è la principale ragione per cui faccio scienza. Quando avevo quattro anni mio nonno mi disse: se quando diventerai grande troverai un lavoro che diventi un gioco allora avrai successo nella vita. E la scienza per me è come un gioco. Per questo ho mantenuto quell’entusiasmo nel corso di tutta la mia carriera.
E’ stato tra i confortatori di Ligo nel 1984. Cosa si aspettava da questo progetto?
Mi aspettavo proprio ciò che è successo, ma pensavo che l’avremmo ottenuto più rapidamente. M’immaginavo che probabilmente avremmo visto le onde gravitazionali entro il 2000, invece c’è voluto il doppio del tempo.
Qual è il prossimo obiettivo di Ligo?
Il team di Ligo ha chiuso i rilevatori per circa 16 mesi per migliorarli. Perché hanno un design che dovrebbe renderli capaci di vedere tre volte più lontano nell'universo di quanto non abbiano fatto finora, ma ci sono dei piccoli errori che lo impediscono. I fisici sperimentali stanno cercando di capire quali sono questi errori per risolverli. Questo richiede molto tempo, ma se il team riuscirà ad apportare questi miglioramenti il volume dell'universo che vedremo sarà più grande di tre volte al cubo (27 volte).
Parlando del film Interstellar a cui ha collaborato, perché era così importante che le grafiche fossero scientificamente coerenti?
L'obiettivo fin dall'inizio era quello di realizzare un film basato sulla scienza reale, ma anche un’opera che superasse i confini della nostra attuale conoscenza. Ci sono pezzi del film molto speculativi e altri basati su oggetti che abbiamo compreso molto bene, come i buchi neri. Ho scritto il trattamento di Interstellar insieme alla produttrice cinematografica Linda Obst, che a Hollywood è una persona piuttosto potente: è stata lei a convincere i fratelli Nolan a scrivere la sceneggiatura e a realizzare il film. Sono venuti da noi perché volevano realizzare proprio questo tipo di film.
Ha in ballo altre collaborazioni in ambito cinematografico?
Sì, ho un progetto per un film di cui ho scritto il trattamento con Stephen Hawking e Lynda Obst, la mia partner in “Interstellar". Il progetto sta procedendo e immagino che il film uscirà entro tre anni circa.
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