Il no alla macroregione ricompatta il Consiglio Fvg
TRIESTE. L'affaire Sappada e la proposta di macroregione Triveneta compattano le forze politiche del Friuli Venezia Giulia, che reagiscono unite in difesa della specialità, contro la scelta di togliere dall'ordine del giorno del Senato la discussione sul trasferimento della località montana al Fvg e contro la proposta di fusione dei sindaci veneti. Debora Serracchiani fa intanto la voce grossa, intenzionata a non subire i colpi che arrivano da Roma e dal Veneto leghista. La posizione del Consiglio regionale è espressa da una mozione preparata da Pd e Ncd, che ieri ha raccolto il voto unanime dell'aula. Poco spazio a interpretazioni, rispetto alla «contrarietà a qualsivoglia ipotesi di macroregione con il Veneto e il Trentino-Alto Adige/Südtirol», affiancata dal «sostegno politico alle iniziative che la Regione Veneto intenda intraprendere al fine dell'attuazione di ulteriore forme e condizioni particolari di autonomia». Insomma il Veneto pensi a ottenere più autonomia per sé e non cerchi di avviare imprese di conquista in campo altrui, con «proposte demagogiche e populiste», che costituirebbero un'«annessione».
Serracchiani non fa giri di parole: «Dico a Luca Zaia che la Costituzione permette alle regioni ordinarie di chiedere allo Stato di poter esercitare competenze in forma autonoma e non mi risulta che questa richiesta sia mai stata avanzata. L'autonomia non è fine a sé stessa, ma volontà di esercitare funzioni in proprio: il Fvg lo sta facendo e può dire con orgoglio di aver utilizzato al meglio la sua specialità». La governatrice si complimenta con il Consiglio «per il voto unanime», ma invita a restare uniti per resistere alle pressioni esterne: «C'è chi parla di macroregione del Nordest, senza chiarirne i rapporti interni e la necessaria autonomia che il Fvg dovrebbe avervi; c'è chi ritiene si possa ignorare la volontà popolare espressa nel 2008 su Sappada». Serracchiani torna poi ad alzare l'asticella su Belluno: «Lo ripeto e non è uno scherzo: vi sono le condizioni sociali, storiche, di comunità per pensare che l'intera provincia di Belluno si congiunga con la nostra specialità».
Il Pd respinge a sua volta con Diego Moretti e Vincenzo Martines «ogni ipotesi di macroregione del Nordest: l'autogoverno è un valore che anche il Veneto può e deve esercitare, facendo poi sponda con il Fvg». Per Giulio Lauri (Sel): «Il Veneto cerca di espandersi a spese del Fvg, di Trento e Bolzano: rispondiamo con una gestione fattiva dell'autonomia, dimostrando di saper valorizzare e quindi meritare la specialità».
Riccardo Riccardi (Fi) appoggia la mozione e sottolinea che «alimentare tensioni tra Stato e Regioni, tra “ordinarie” e “speciali” non fa altro che fare il gioco di altri». Il forzista non dimentica l'asse di ferro con l'«amico» Zaia: «Serve un'alleanza istituzionale con il Veneto per porre attenzione sulla questione settentrionale e respingere visioni romanocentriche, aumentando i poteri delle ordinarie e certo non riducendo l'autonomia delle speciali. Si eviti la guerra tra poveri». Poi il passaggio su Sappada: «Il Pd faccia chiarezza e Serracchiani eserciti il suo peso politico affinché la volontà popolare sia rispettata».
Renzo Tondo vota ma esprime perplessità «sull'opportunità di farci trascinare dall'iniziativa dei sindaci veneti, che agiscono in vista delle elezioni. Il Veneto non può aumentare la propria autonomia riducendo quella degli altri, ma ciò non toglie che siano necessarie alleanze in tutto il Nord Italia». Per Alessandro Colautti (Ncd), «serve fare massa col Veneto per rifondare lo Stato su base regionalistica: si negozi con Roma, alzando l'asticella delle ordinarie e non abbassando quella delle speciali». Barbara Zilli (Lega) sottolinea che «la nostra autonomia non si tocca e sono anzi convinta che servano venti regioni speciali. Siamo per l'autodeterminazione dei popoli, ma il caso Sappada calpesta l'autonomia e la volontà popolare: Serracchiani agisca sul Pd per sbloccare la situazione». Per Elena Bianchi (M5s), infine, «l'autonomia deve essere sostenuta per tutti i territori perché così siamo tutti speciali».
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