Il niet del Carroccio al ritorno di Marina che rischia di far saltare il risiko delle poltrone
il retroscena
È il luglio del 2017 e nel Salotto azzurro di palazzo Cheba il sindaco Roberto Dipiazza consegna all’ex presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi il Sigillo trecentesco del Comune di Trieste. La foto dell’avvenimento, che vede uniti il primo cittadino che dichiarava di voler “decamberizzare” la città e una delle persone più vicine allo stesso Giulio Camber, trasmette un senso di concordia nel centrodestra. Già allora era più questione d’immagine che di sostanza, e in seguito il quadro non s’è fatto più semplice.
Le manovre per la prossima presidenza di Trieste trasporti si inseriscono infatti nel contesto più ampio del confronto in corso nella politica cittadina. Un coacervo di tensioni che coinvolge almeno tre gruppi d’interesse politico: Forza Italia e il suo capo Giulio Camber, il sindaco Dipiazza, la nuova potenza regionale leghista.
«Il nome di Monassi è uno di quelli che girano ma non è affatto detto che vada a finire così», commenta un esponente di primo piano del Carroccio. Certo è che alla Lega non spiacerebbe inserirsi al posto dei berlusconiani alla guida della società di trasporti. Anche perché questa fase ipertrofica del consenso elettorale dei padani si accompagna al desiderio di occupare il più ampio spettro possibile di posizioni di potere.
Resta il fatto che Forza Italia ha un posto da rivendicare: nel momento in cui la coalizione di centrodestra ha preso il controllo del Comune le due forze politiche principali si erano accordate per collocare Federica Seganti in Hera e Marina Monassi alla presidenza di AcegasApsAmga. Se la prima operazione è andata a buon fine, la seconda, come è noto, è sfumata del tutto nei giorni scorsi quando il rinnovo dei patti parasociali ha eliminato la clausola che affidava a Trieste la presidenza.
Un risvolto sgradevole per i forzisti, che si aspettano ora di vedersi affidata la prossima nomina di rilievo, sia Monassi o chi per lei. Fonti interne alla maggioranza assicurano però che il nome di quest’ultima è inviso a buona parte delle forze politiche, più per una questione di principio che per le effettive competenze della manager pubblica.
Tanto più che un suo approdo alla guida di Trieste trasporti sarebbe problematico da sostenere anche per questioni economiche: mentre il pensionato Piergiorgio Luccarini è un presidente a costo zero, difficilmente potrebbe esserlo Monassi, che a differenza di lui non è ancora in quiescenza.
Nel quadro complessivo non bisogna perdere il ruolo del sindaco: Luccarini è uomo vicino a Camber, ma ha anche un rapporto eccellente con Dipiazza. La sua presidenza è quindi una garanzia per entrambi. Un altro nome alla guida della società potrebbe portare il sindaco a volere un qualche genere di contrappeso.
Resta infine da considerare il rapporto di Dipiazza con gli stessi leghisti: questi ultimi accarezzano l’idea di “trasferire” il popolare primo cittadino promettendogli una corsa per un seggio europeo, trovando però poca corrispondenza nel sindaco stesso. «Roberto lo conosciamo, non accetterà mai una proposta del genere - commenta un esponente di Forza Italia -. E sarebbe ancor peggio se gli si facesse balenare davanti la possibilità di elezioni anticipate. Non è un tipo da sfidare». —
G.Tom.
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