Il Narodni dom e l’Agenzia del farmaco: lo strano intreccio nell’accordo del 2017
TRIESTE Svolta fondamentale con cui è stata decisa la cessione del Narodni dom alla comunità slovena di Trieste o semplice tappa di un processo di avvicinamento, sbloccato in realtà solo per l’iniziativa assunta un anno fa dai due presidenti Mattarella e Pahor. Sia quel che sia, a pochi giorni dalla firma del protocollo italo-sloveno sull’ex Balkan, emerge il documento rimasto finora segreto, in cui gli allora ministri degli Esteri Angelino Alfano e Karl Erjavec stabilirono nel 2017 il passaggio di proprietà dell’attuale sede di via Filzi in cambio del sostegno di Lubiana all’Italia per l’insediamento (poi fallito) a Milano dell’Agenzia del farmaco.
La legge di tutela del 2001 non prevede espressamente la cessione del bene e questo fa dire a molti osservatori che l’accordo siglato il 9 novembre 2017 tra Alfano ed Erjavec sia stato decisivo, laddove il documento di due pagine evidenziava che «i ministri hanno trattato la restituzione del Narodni dom in accordo all’articolo 19 della Legge di tutela della minoranza slovena in Italia. In questo contesto, e su richiesta del collega sloveno, il ministro Alfano ha convenuto di velocizzare la restituzione e il restauro entro il 2020».
Il passaggio diventa centrale in vista di lunedì, ma a quell’epoca faceva parte di un pacchetto di disponibilità messe sul piatto da Roma in cambio di ciò che è contenuto soltanto nell’ultimo paragrafo del documento, dove si riporta l’unica richiesta avanzata dall’Italia: «La parte slovena riconosce l’alta qualità della candidatura di Milano come nuova sede dell’Agenzia europea del farmaco e si impegna a supportare pienamente l’Italia nelle imminenti votazioni del 20 novembre, con il più alto numero di punti al primo turno di votazioni e con il suo voto nei turni successivi».
Che l’Italia tenesse molto alla partita, lo dice il resto dei contenuti del testo, in cui Alfano viene incontro a una lunga serie di richieste avanzate da Lubiana rispetto a problemi irrisolti nelle relazioni bilaterali: garanzia (mai trasformata in realtà) sulla creazione di un collegio elettorale rappresentativo del gruppo sloveno in Italia, rinnovo della convenzione con la Rai per le trasmissioni in lingua slovena e impegno a risolvere le interferenze tra segnali radiofonici al confine.
Il documento è stato tenuto riservato a lungo e questo ne ha aumentato l’aura di leggenda, ma appare un dato di fatto che la definitiva pacificazione del confine orientale, dopo un secolo e mezzo di tensioni nazionali, nel 2017 diventa parte di una trattativa di carattere decisamente più prosaico. Allo stesso tempo, proprio il naufragare dell’insediamento a Milano dell’Agenzia del farmaco, fa dire ad altri analisti che l’Alfano-Erjavec sia stato superato dagli eventi e che la cessione del Narodni dom sia dovuta solo alla Legge di tutela e all’iniziativa dei due presidenti della Repubblica. Una tesi sostenuta dallo stesso Erjavec in un’intervista al quotidiano triestino Primorski Dnevnik. —
D.D.A.
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