Il Moro di Venezia: restauro "doc" e grande ritorno in Barcolana

Il restyling ha coinvolto il project manager friulano Tavasani. Domenica alla Portopiccolo Maxi Race

TRIESTE Torna in acqua il Moro di Venezia. L’imbarcazione che all’inizio degli anni ’90 fece innamorare della vela milioni di italiani, si è riappropriata degli splendori di quasi trent’anni fa, grazie a un imprenditore umbro che vive in Svizzera da 23 anni. Presentato nei giorni scorsi nella Basilica di Santa Maria della Salute della città lagunare, il Moro di Venezia II, secondo dei magnifici cinque scafi della serie “Il Moro di Venezia”, è la barca che prese parte all’indimenticabile sfida della ventottesima edizione della America’s Cup, disputata a San Diego negli Stati Uniti nel maggio del 1992, e che si concluse con la storica vittoria italiana nella Louis Vuitton Cup.



Il restyling

Il progetto di restauro è stato fortemente voluto da Gianfranco Natali, imprenditore e socio della veneziana Compagnia della Vela, coadiuvato dal project manager friulano Ezio Tavasani. Una vera avventura, che si è concretizzata dopo lunghi lavori di restauro e di ammodernamento tecnologico operati sull’imbarcazione, con un lavoro certosino effettuato dalle vernici dello scafo alle vele, dalle sartie a ogni piccolo dettaglio.

Sono 23 metri di autentica storia della vela, quelli rappresentati dalla famosa barca, che riporta ancora il numero velico storico “ITA 07”, così come il logo della Montedison di Raul Gardini, sponsor dell’imbarcazione all’epoca della Coppa America.

Il ritorno in gara

Dopo i primi assaggi di mare fra la stessa laguna veneta e Chioggia, dove sabato scorso ha partecipato al trofeo “Chioggiavela”, il Moro di Venezia timonato da Pier Francesco Dal Bon prenderà parte alla Portopiccolo Maxi Race di domenica 6 ottobre e, soprattutto, all’edizione numero 51 della Barcolana del prossimo 13 ottobre, nella speranza di fare meglio rispetto alla prima uscita ufficiale di sabato scorso, quando il Moro 2.0 è stato costretto al ritiro poco dopo la partenza a causa di un’avaria.

«Chi fa parte dell’equipaggio sa che sarà dura vincere una regata ormai estremamente competitiva come quella triestina – chiarisce subito Natali – ma noi se avessimo voluto vincere avremmo puntato a navigare su altre imbarcazioni, tecnologicamente più avanzate. Abbiamo preferito l’orgoglio – continua Natali – di poter veleggiare su un autentico monumento della vela».

In passato a Trieste

Nessuna velleità, insomma, di bissare i tre successi ottenuti dallo scafo veneziano nel Golfo di Trieste a cavallo del 1990. In quegli anni, la passione indotta dalla Coppa America trasformò la presenza del Moro alla Barcolana in un evento nell’evento: lo scafo completò per primo il triangolo di boe in mare, con Tiziano Nava al timone, nel 1987, in una memorabile regata all’insegna della forte bora, bissando il successo nel 1989. Nel 1992 come Moro di Venezia II l’ultima vittoria, ottenuta nuovamente con la bora e quasi al fotofinish, riuscendo a superare solamente nelle centinaia di metri finali dell’ultimo lato di bolina la rivale “Open – Città di Trani”.

Il Moro primigenio riconsegnato al mare in questi giorni a Venezia è tale e quale a quello che andò in regata nel 1991, anche se la tecnologia nel frattempo è avanzata. Il refitting lo ha riportato alla perfezione del tempo aggiornandolo alla realtà del secondo millennio. «Solo alcuni strumenti di bordo sono nuovi, ma nulla è stato motorizzato – spiega ancora l’armatore Gianfranco Natali – e perfino il colore siamo andati a recuperarlo negli Stati Uniti, perché i pigmenti del rosso erano stati scelti da Raul Gardini in persona, riprendendo il colore di una tunica di Marco Polo, che lui stesso vide in un quadro antico. È stata un’impresa completare un restauro conservativo di questo genere». —


 

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