Il monumento accoglie le spoglie dei morti sul fronte dell’Isonzo

Solo un terzo dei 60 mila soldati è stato identificato 
M. B.
Bumbaca Gorizia 19_08_2021 Sacrario di Oslavia © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 19_08_2021 Sacrario di Oslavia © Foto Pierluigi Bumbaca

LA STORIA

La sua sagoma, imponente e inconfondibile, si staglia candida contro il verde delle colline intarsiate dalle vigne che producono vini celebri nel mondo e contro il cielo appena sopra Gorizia. L’Ossario di Oslavia è uno dei monumenti simbolo della città, dell’Isontino e della regione dal 1938, esattamente come il più noto e più imponente Sacrario di Redipuglia. Fu inaugurato in quell’anno, su progetto dell’architetto romano Ghino Venturi, al quale era stato chiesto di realizzare una struttura che sarebbe poi stata chiamata a raccogliere i resti dei Caduti italiani e austroungarici esumati dai cimiteri di guerra che punteggiavano allora l’immensa area del fronte di Gorizia, dall’altipiano della Bainsizza al Vipacco. In totale riposano nell’Ossario le spoglie di quasi 60 mila Caduti, di cui 20 mila identificati. Le quattro torri sono collegate attraverso tunnel sotterranei, e possiedono una serie di cripte. Nella più importante, quella centrale, si trovano le tombe di 13 Medaglie d’Oro al Valore Militare, tra i quali i generali Achille Papa, Ferruccio Trombi e Alceo Catalocchino. Tra gli elementi più importanti collocati all’esterno del monumento c’è la Campana Chiara, che, prima dei problemi tecnici e strutturali che l’hanno da tempo silenziata, ogni giorno al vespero richiamava la preghiera per i Caduti con i suoi rintocchi. Davanti al cancello d’ingresso ai piedi della scalinata, nel piazzale che oggi meriterebbe forse un intervento di pulizia per liberarlo da foglie secche e terriccio, si trova invece il cippo commemorativo con i nomi di 55 volontari giuliani e dalmati caduti sul fronte dell’Isonzo durante la Grande Guerra, collocato nel 1963. Tra gli interventi di manutenzione straordinaria più recenti, proprio durante i mesi del Covid è stato completato il restyling dell’illuminazione, con la sostituzione dei vecchi punti luce all’interno e all’esterno del complesso con altri a led, che rendono più visibili le strutture e i percorsi d’accesso, ma risultano anche più sostenibili perché ad elevata efficienza energetica. —

M. B.

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