Il monito di Borut Pahor: «Bosnia nell’Ue o sarà il caos»

Il presidente sloveno al Forum sulla cooperazione europea ad Atene

Mauro Manzin

ATENE O Europa o disordine. E se l’Europa si sa che porta alla pace e alla prosperità, il disordine in Bosnia-Erzegovina sarebbe solo sinonimo di guerra. E, visto che ne abbiamo già una in corso in Ucraina, forse sarebbe meglio evitare la seconda, nei Balcani occidentali quindi nel cuore dell’Europa.

Partendo da tali presupposti il presidente della Slovenia Borut Pahor, presente al Forum sulla cooperazione nell’Europa sud-orientale ad Atene, ha ribadito la sua idea di concedere quanto prima alla Bosnia-Erzegovina lo status di candidato all'adesione all'Ue e poi di aspettarsi che attui alcune riforme che tirerebbero il Paese fuori dal «cerchio vizioso» in cui si trova, come l'unico Paese dei Balcani occidentali rimasto senza questo status.

Ha ricordato di averne discusso la settimana scorsa al Business Forum di Sarajevo, con Šefik Džaferović, presidente della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, e questo sarà anche l'argomento dei suoi colloqui con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel la prossima settimana a Ohrid, dove si svolgerà il Prespa Forum.

Secondo Pahor, un atto del genere cambierebbe la dinamica degli eventi in Bosnia e darebbe alle persone una nuova speranza per il futuro europeo. «Si tratta di trarre vantaggio dalla prevista discussione del Consiglio europeo alla fine di questo mese sul processo accelerato di ottenimento dello status per l'Ucraina e di inserire i Balcani occidentali in questo contesto», ha affermato Pahor ad Atene. Secondo il presidente della Slovenia la prospettiva europea di questa parte dell'Europa sudorientale è l'unica via per la pace, la sicurezza e la prosperità delle persone, con particolare attenzione alla Bosnia-Erzegovina. «Almeno l'avvio dei negoziati darebbe un contributo significativo alla riflessione complessiva sull'importanza dell'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali».

A margine dell'incontro, il presidente Pahor ha incontrato l'ospite, il primo ministro greco Kyriakos Micotakis. I due hanno confermato relazioni amichevoli e di partenariato. Hanno discusso della guerra in Ucraina, della situazione della sicurezza internazionale , della risposta unitaria dell'Ue all'aggressione russa e delle conseguenze delle sanzioni sull'area euro-atlantica. Hanno condannato l'attacco russo all'Ucraina e hanno concordato sui Balcani occidentali, rilevando che la situazione della sicurezza in questa parte d'Europa potrebbe deteriorarsi rapidamente. In tale ottica, il presidente sloveno e il primo ministro greco hanno parlato anche della credibilità del processo di allargamento dell'Ue, hanno scambiato opinioni sugli attuali sviluppi nei Balcani occidentali e hanno chiesto un maggiore impegno da parte dell'Ue. Pahor ha visto anche la sua omologa kosovara Vjosa Osmani che a breve sarà ospite a Lubiana e che ha chiesto aiuto per l’ingresso del Kosovo nel Consiglio d’Europa e nella Nato nel partenariato per la pace.

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