Il monito del procuratore: investite nei canali ufficiali, i guadagni facili non esistono
TRIESTE Sono due gli insegnamenti che secondo il procuratore di Pordenone Raffale Tito si possono trarre da questa vicenda. «Il primo – ha dichiarato il capo dei pm del Friuli occidentale – è che i soldi vanno investiti nei canali ufficiali, attraverso banche e intermediatori finanziari autorizzati e riconosciuti dagli organi di controllo. Lo Stato italiano è strutturato bene, ha degli istituti che funzionano, come la Consob e la banca d’Italia. Non si investe in persone che non sono in regola. È stato un errore clamoroso. Invito le persone a riflettere su dove mettono i propri risparmi. In questo caso sono stati affidati a persone che non erano autorizzate. Lo sapevano tutti, ciononostante hanno continuato». Il riferimento del procuratore è alla sanzione già elevata a Gaiatto nel luglio 2016. La Consob lo ha stangato per violazione del testo unico sull’intermediazione finanziaria. Una multa da 15 mila euro, pagata dal trader, che non aveva l’autorizzazione in Italia per la gestione dell’attività di raccolta bancaria. Secondo la Guardia di finanza il reticolo di società estere è stato studiato per aggirare i controlli dell’autorità di vigilanza finanziaria.
Il secondo monito, secondo il procuratore, è che «i guadagni facili sono guadagni a rischio, quando c’è la polpetta avvelenata il rischio è altissimo, specie se gli interessi promessi sono spropositati rispetto alla norma di legge. Bisogna stare attenti quando qualcuno offre rendimenti che non sono obiettivamente verosimili».
In questo caso, secondo il procuratore, «ci si è affidati incautamente a soggetti che operavano chiaramente in spregio alla legge, perché è chiaro a tutti che tassi dal 7 al 10 per cento non li può retrocedere nessuno in una situazione in cui quelli ufficiali sono in alcuni casi addirittura negativi».
Sul palazzo di giustizia in riva al Noncello ieri si sono accesi i riflettori a livello nazionale, per la portata dell’inchiesta condotta dalla Procura, una delle più complesse mai affrontate. Più di una decina i faldoni d’indagine, centinaia le querele e le persone informate sui fatti ascoltante dagli inquirenti, accertamenti con rogatorie internazionali. Il procuratore ha ringraziato il generale Avitabile, comandante provinciale della Guardia di finanza di Venezia, il maggiore Riccardo Zorzut, comandante del gruppo di Portogruaro e il pm Monica Carraturo «che ha gestito brillantemente una difficilissima indagine». «Abbiamo capito che molte persone erano in fibrillazione per questa vicenda – ha ricordato il procuratore Tito – . Riteniamo che si tratti di una truffa colossale che ha dimensioni incredibili per la nostra zona, con 72 milioni di euro di raccolta, un numero considerevole di clienti». Infine Tito ha ringraziato «chi ha avuto fiducia in noi, perché in questa guerra di scelta, faccio o non faccio querela, mi affido o non mi affido, abbiamo avuto l’onore di avere 279 cittadini che, sentendosi truffati, hanno capito, grazie al nostro sforzo, di, di voler stare dalla nostra parte». —
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