Il mondo dell’accoglienza di Trieste in rivolta contro lo stop alla “casa” degli ultimi
TRIESTE «Provo un grande dolore. I bisognosi che frequentano il Centro diurno sono fratelli, italiani o stranieri che siano». Suor Gaetana, una delle storiche anime della Comunità di San Martino al Campo, fatica a trattenere l’emozione nel commentare la notizia dello stop all’attività della struttura di via Udine, che il Comune di Trieste intende trasformare in un non meglio precisato «punto giovani»,ricollocando gli attuali ospiti, secondo modalità ancora da definire. «Dispiace - prosegue al telefono la religiosa, con voce quasi commossa - perché dopo aver tanto fatto sembra quasi di tornare indietro. Non mi sento di dire altro».
Se da San Martino al Campo non arrivano ulteriori commenti, diverse altre voci si sollevano invece per criticare lo stop al Centro diurno e solidarizzare con l’associazione di volontariato. Il vicario del vescovo Ettore Malnati prende posizione in prima persona: «Per realizzare una cosa non è necessario eliminarne un’altra. A don Mario Vatta (fondatore di San Martino al Campo e attualmente suo presidente onorario, ndr) esprimo tutta la mia solidarietà. Quella del centro diurno è un’iniziativa importate, da tenere aperta, perché va verso gli ultimi. Merita un’attenzione continuativa - prosegue don Malnati -. Se poi esistono altre istanze, nei confronti dei giovani, allora si trovi un’ulteriore soluzione per quelle. Ma sopprimere una realtà dedicata agli ultimi non mi pare un messaggio positivo». L’assessore alle Politiche sociali Carlo Grilli ha però assicurato che per gli ultimi troverà una nuova struttura: che ne pensa il vicario episcopale? «Appunto: perché la nuova struttura non la fanno per i giovani e mantengono il servizio assicurato dal centro diurno?».
«L’apertura del centro diurno è stata una giusta intuizione da parte di San Martino al Campo - commenta Paolo Parisini, presidente regionale della Comunità “cugina” di Sant’Egidio -. Certo, la geografia di chi lo frequenta è cambiata, ma non la natura del luogo: è un riferimento per chi non ha dove andare. Tanti ragazzi, ad esempio dal Pakistan o dall’Afghanistan, là trovano un tetto e un piatto caldo, prima di entrare nella rete d’accoglienza. Chi vive per strada non ha un patentino. Quella dei clochard è da sempre una realtà cosmopolita. Allora i bosniaci sì e gli afghani no? Come si fanno i distinguo?». Prosegue Parisini: «L’assessore Grilli è sempre stato sensibile in questo senso: spero che non si tratti di una soluzione definitiva. Spero che sarà ricalibrato il tiro. Se quel centro dovesse chiudere, sarebbe una perdita enorme».
Daniela Schifani-Corfini Luchetta, presidente della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, si augura «vivamente che, come assicurato da Grilli, si stiano cercando soluzioni alternative per le persone che resteranno senza accoglienza. La solidarietà verso i più deboli sembra passata di moda: se stavolta non si tratta di questo, mi chiedo allora quale sia la logica. Si gettano le poche cose di un senza tetto nella spazzatura (il riferimento è al gesto trasmesso in diretta Facebook dal vicesindaco leghista Paolo Polidori qualche mese fa, ndr) perché non è decoroso vederle. Poi si chiude un centro che interviene proprio su tali problemi. Forse, prima di smantellare una realtà che funziona, bisognerebbe chiarire quali soluzioni alternative abbiano in mente questi politici».
A proposito dei politici, chi si fa sentire è Sabrina Morena, consigliera comunale di Open Fvg: «Chiudere quel centro è un progetto assurdo e vergognoso, teso a colpire vilmente le persone deboli, italiane o straniere. Evidentemente il governo della città è ormai in mano alla Lega, il cui scopo principale è quello di togliere a mano a mano sempre più diritti alle persone, dimenticando invece di amministrare degnamente la città, tuttora priva di un progetto per il futuro».
Dura anche la posizione di Fabiana Martini, capogruppo Pd in Municipio. «La chiusura del Centro diurno non potrà che impoverire la Città: rappresentava un pit-stop di umanità per tante persone, italiane e straniere. E di umanità non ce n’è mai troppa, non è mai inutile, mai fuori luogo, mai non dovuta. Spero che l’assessore Grilli vorrà individuare un percorso che tenga conto di tutte le esigenze e dei tempi delle persone, e faccia fruttare il capitale accumulato in questi dieci anni». —
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