Il mondo della notte costretto ad aspettare: «La Regione Fvg ci ascolti. Servono soluzioni»

Discoteche ancora chiuse e niente serate: dj, vocalist, organizzatori senza lavoro. «Si potrebbe riprendere all’aperto in stile lounge bar»  

TRIESTE La musica si è spenta il 22 febbraio scorso. Gli ultimi passi a ritmi caraibici o di revival anni ’80 sono stati mossi alle feste di Carnevale. Poi il silenzio. Le piste vuote, i piatti dei dj fermi, le luci spente, i vocalist senza microfono. Per il mondo della notte, delle discoteche, non è iniziata alcuna Fase 2. Eppure parliamo di realtà che solo a Trieste danno da lavorare a circa 400 persone tra organizzatori di eventi, pr, dj, barman, camerieri, addetti alla sicurezza, cubiste, grafici, addetti alla logistica, al service audio e luci, alle pulizie. La danza, però, quantomeno quella in solitaria, non si ferma nelle scuole di ballo che, accomunate alle palestre, potranno riprendere a breve le lezioni.

«Quella che ci coinvolgerà probabilmente sarà la Fase 5 – sostiene amareggiato Luciano Spina, storico gestore di discoteche e co-titolare con il fratello Nino del Deus di piazza Venezia a Trieste –: siamo rovinati sia a livello di attività commerciale che come valore dell’azienda, perché ora quello di una realtà come la nostra si riduce al mero inventario». Per Spina un ragionamento sui locali di pubblico spettacolo potrà iniziare dopo il test che adesso avviene attraverso la riapertura dei pubblici esercizi. «Se si supera questa prova, poi potrebbe toccare a noi – valuta –. È giusto essere prudenti e a mio avviso Fedriga si è mosso e si sta muovendo molto bene, anche se ne ho subito le conseguenze come imprenditore. Ora, però, nella sua agenda inserisca anche le nostre realtà, iniziamo un dialogo».

La fretta di molti è determinata anche dal timore che, «mentre qui si continuano a tenere chiusi i locali dove ballare e divertirsi, oltreconfine – osserva Tommaso Centazzo, amministratore del Mandracchio – tra poche settimane la musica si riaccenda e le piste inizino a riaffollarsi, con i nostri ragazzi che si faranno chilometri per andare a ballare correndo rischi».

Anche Centazzo chiede che il mondo della notte venga ascoltato dalla Regione: «Sono tre mesi che ai giovani manca la socializzazione – dichiara – e senza luoghi di aggregazione organizzati, improvviseranno situazioni senza controllo e regole». I gestori delle discoteche, anche a livello nazionale, ipotizzano alcune soluzioni e sono disposti a ritoccare le capienze, aumentando così la distanza tra le persone, predisponendo la misurazione della temperatura all’ingresso e facendo in modo che si entri solo su prenotazione. Chiaramente il personale della sicurezza verrebbe formato proprio in chiave anti-Covid, per garantire il rispetto delle regole.

«Di natura sono un ottimista – afferma Gianfranco Mesghetz della Anubi, la realtà che organizza le serate all’Ausonia e dà vita agli eventi di maggior portata al Molo IV – ma essere ottimisti non significa essere scemi e non guardare in faccia la realtà. Razionalmente non vedo le premesse in questo momento per ripartire: abbiamo già annullato la stagione estiva all’Ausonia in attesa di vedere se a fine estate sia possibile realizzare qualcosa al Molo IV. Se si avvierà la stagione autunno-inverno saremo già felici, ma se si dovesse trovare prima una soluzione saremmo pronti a ripartire immediatamente».

A casa, spesso proponendo performance sui loro canali social, ci sono anche i dj. «Lo stop al quale siamo costretti è frustrante – ammette Roberto Lisjak – ma per fare in modo che la crisi diventi un’opportunità, visto il tempo a disposizione che prima era risicato, mi sono dedicato alla produzione e non vedo l’ora di far sentire quello che ho creato».

Lisjak lavora molto anche in Croazia: «I ragazzi non possono fare a meno di ballare, e il rischio è che se noi non riapriamo in sicurezza, se ne vadano oltreconfine», prevede. «Facendo delle ipotesi, penso si potrà ripartire con delle soluzioni all’aperto tipo lounge bar – valuta Simon Adams che, oltre a fare il dj, organizza eventi e produce musica – per poi passare in un secondo momento ad ambienti chiusi.

Prima di tutto viene la salute, ci atterremo ai protocolli, ma la Regione valuti che il nostro mondo dà lavoro a centinaia di persone, tra loro giovani studenti, e questo mondo ora è azzerato». —
 

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