Il moderato ottimismo di Illy a Cernobbio: «Per una vera ripresa servono le riforme»

E sul fondo europeo salva-Stati dichiara: «Sul Mes non capisco le resistenze, non c'è motivo per non utilizzarlo»

CERNOBBIO «Un moderato ottimismo, che andrà testato alla prova delle riforme, tanto attese dal mondo imprenditoriale e indispensabili per una vera ripresa». È il clima che si respira a Cernobbio secondo la sintesi di Riccardo Illy, raggiunto a margine della seconda giornata del Forum Ambrosetti.

«Dopo i mesi del lockdown, le attività economiche stanno cercando un faticoso ritorno alla normalità, che in ogni caso non è dietro l’angolo. Ma gli imprenditori nella maggior parte dei casi conservano una fiducia di fondo nella possibilità di farcela a risalire la china», aggiunge l’imprenditore ed ex-politico triestino. Nel corso del Forum di Cernobbio è stato realizzato un sondaggio tra gli imprenditori presenti dal quale è emerso che più della metà (per la precisione il 53,5%) non si attende grandi cambiamenti sul fronte dell'occupazione per i prossimi mesi di quest’anno nonostante l’emergenza Covid, mentre il 25,6% stima un aumento (fino al 10%) del personale e solo il 16,3% una riduzione. Stime che risentono anche delle misure adottate dal Governo nazionale per frenare la crisi, a cominciare dal blocco dei licenziamenti.

Quanto al fatturato 2020, il 37,5% ritiene che calerà fino al 10% rispetto al 2019, mentre i più ottimisti sono un terzo dei votanti: in particolare il 20% si attende una crescita fino al 20% e un altro 10% oltre questa soglia. Per Illy l’azione del governo a sostegno delle imprese e degli autonomi è innegabile, anche se non sufficiente. «Gli interventi ci sono stati, ma la norma non era adeguata perché ha consentito che arrivassero risorse anche a chi non ne aveva bisogno».

Guardando alle prospettive di ripresa, spiega: «Mi aspetto che assumerà la forma del simbolo della Nike: vi è stata una violenta caduta e ora sta iniziando la ripresa, che è lenta, ma intanto c’è». A fronte di uno scenario tutto sommato incoraggiante non mancano le preoccupazioni. «Dal punto di vista sanitario sta tornando un po’ di preoccupazione a fronte del recente incremento dei contagiati: sono convinto che questo clima si protrarrà ancora per pochi mesi». Piuttosto le preoccupazioni principali per Illy derivano da quelli che sono i problemi storici dell’economia italiana, che assumono un peso maggiore in una fase di recessione come quella attuale. «Abbiamo tre palle al piede che non ci consentono di tenere il passo degli altri Paesi e che, in condizioni normali dei tassi, non sarebbero sostenibili. Occorre che il Governo metta in campo le riforme necessarie per liberarcene».

In primo luogo il riferimento è alla dinamica demografica. «Dopo il Giappone siamo la nazione con le performance peggiori sul fronte delle nascite, mentre di pari passo abbiamo una chiusura netta verso gli arrivi di immigrati». Una posizione, quest’ultima, che per Illy è ormai largamente diffusa tra i nostri concittadini lungo tutto l’arco politico. La seconda zavorra è data dall’enorme debito pubblico. «Già qualche mese fa avevo previsto che, tra recessione e interventi pubblici per arginare la crisi, saremmo arrivati intorno al 160% del Pil. Un livello insostenibile se avessimo tassi ufficiali anche solo dell’1-1,5%». Infine la burocrazia. «Nessuno ha tante norme e procedure come l’Italia. Le faccio un esempio: se voglio aprire un bar a Milano occorre una firma di tutti i consiglieri d’amministrazione della società. Un obbligo che non ha riscontro in tutti gli altri mercati in cui operiamo». Infine la chiosa sul Mes, uno dei temi più dibattuti a Cernobbio, con la stragrande maggioranza degli intervenuti a dichiarare il proprio favore verso l’utilizzo di questi fondi da parte dell’Italia. «Sul Mes non capisco le resistenze, non c'è motivo per non utilizzarlo», è l’opinione di Illy. «Anche dal Recovery Fund mi arrivano segnali sconfortanti. Al Paese servono riforme di lungo periodo, ma temo che i politici non le faranno perché saranno concentrati solo sulla propria rielezione». —


 

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