Il mistero della gattara morta tra lapidi e tombe
TRIESTE Giuseppina De Faveri vedova Nappi era la gattara del camposanto. Aveva 85 anni. L’hanno trovata morta riversa sul terreno vicino a una tomba, con la faccia all’ingiù, in un sentierino che costeggia il campo che si trova sulla destra a pochi metri dall’ingresso principale di Sant’Anna. L’hanno trovata attorno alle 8 di lunedì 3 ottobre, ma la notizia è trapelata solo ieri dal fitto riserbo della Procura.
Il mistero ruota attorno alle estese tumefazioni sul volto di Giuseppina De Faveri. Lesioni che non riescono ad essere spiegate come le conseguenze di un semplice trauma da caduta da un’altezza di un metro e mezzo. Tumefazioni - troppo estese, troppo profonde -, che per il pm Pietro Montrone, il magistrato titolare del fascicolo, potrebbero appunto essere non compatibili con la semplice e - tutto sommato - banale caduta della donna avvenuta all’imbrunire in un vialetto del cimitero di Sant’Anna. Potrebbero significare per Pina, così era conosciuta, anche una morte non accidentale. Nessuno al momento tra gli investigatori parla espressamente dell’ipotesi di possibile omicidio. Ma il significato di fronte a tanta cautela non può essere che questo.
Per ora queste sono dunque solo ipotesi. Confermate da altre lesioni sul corpo e anche sul capo della donna. A fare chiarezza saranno gli esiti dell’autopsia e degli esami disposti dallo stesso pm e affidati al medico legale Paolo Peruzzo. Perché al momento l’unica cosa certa è che Pina De Faveri è morta in conseguenza di un violento trauma al volto. Ma su come se lo sia procurato è nebbia fitta.
I fatti di questa triste vicenda sono molto banali nella ricostruzione come hanno accertato finora i carabinieri del nucleo investigativo. Perché non ci sono testimoni. Certo è che attorno alle 18 di domenica 2 ottobre l’anziana era entrata in cimitero come faceva tutti i giorni. Il suo “lavoro”, la sua “passione” era appunto quella di andare ad accudire i gatti che stazionano nella zona vicina all’ingresso del camposanto. Pina era la gattara storica di Sant’Anna. La conoscevano tutti, i guardiani, gli addetti e le fioraie. Ogni giorno era lì. Entrava al cimitero portando con sè un paio di capienti borse e poi si sistemava in alcuni punti dove arrivavano i felini a mangiare. Sempre alla stessa ora, mezz’ora prima della chiusura. Lo faceva con grande discrezione per non disturbare i parenti dei defunti. E tutti le volevano bene. Così, come hanno verificato i carabinieri, ha fatto anche nel tardo pomeriggio di domenica 2 ottobre. Giuseppina De Faveri è entrata superando il cancello ed ha girato a destra nel primo vialetto.
Ma da Sant’Anna quella sera non è uscita. A trovarla con il volto rivolto verso il basso è stato, subito dopo l’apertura dei cancelli al mattino di lunedì, un guardiano del cimitero dipendente dell’AcegasApsAmga. L’uomo era andato a fare il solito giro lungo i vialetti del camposanto per controllare l’intera area. Poi la macabra scoperta. All’improvviso, coperto da una pianta e non lontano dalla lastra di una tomba, vicino a un angolo, ha visto quel corpo. Era riverso nel fango, per metà in una pozzanghera.
Ha subito avvisato i responsabili e poco dopo sono arrivati i carabinieri. Tutto al momento sembrava normale, perché tutto lasciava pensare a una morte accidentale: una tragica caduta da parte di un’anziana che andava a dare da mangiare ai gatti. Nulla di più. Anche perché, così si è saputo, dalla borsetta non era sparito apparentemente nulla di valore. L’impressione dunque, al momento, era solo quella della morte accidentale di un’anziana.
Ma quel volto tumefatto - rimasto per almeno 12 ore nel fango della pozzanghera - ha all’improvviso aperto nuovi scenari investigativi. Per questo motivo il pm Montrone ha disposto - con discrezione - una serie di accertamenti affidando l’autopsia al medico legale Paolo Peruzzo. E ha anche ordinato ai carabinieri di approfondire le indagini. Per fugare ogni possibile dubbio.
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