Il mistero della donna scomparsa a Trieste: nessuna traccia dopo due settimane e la Procura apre un’indagine
TRIESTE. Anche i guanti sono lì, a casa. Come la borsetta, il portafogli, le chiavi e i due cellulari. Il particolare dei guanti, racconta il fratello Sergio, è tutt’altro che trascurabile: «Lei li portava sempre con sé, anche a settembre...». Non ha spiegazioni logiche né traccia alcuna la scomparsa della sessantatreenne triestina Liliana Resinovich, ex dipendente regionale in pensione, residente in via Verrocchio 2, piccola trasversale di via Damiano Chiesa.
Di lei non si sa più nulla dalla mattina del 14 dicembre. Era un martedì. La Procura ha aperto un’indagine, la Prefettura ha avviato un piano ricerche diramando nome e foto alle forze dell’ordine del Paese. Del caso si è occupata la trasmissione “Chi l’ha visto”, contattata dal fratello.
Il 24 dicembre, a dieci giorni dalla scomparsa, i Vigili del fuoco e il Soccorso alpino hanno setacciato la zona del Boschetto-Ferdinandeo, dopo la segnalazione di una residente che affermava di aver sentito «litigare e urlare una coppia» nei giorni che coincidono con il periodo della scomparsa. Ma niente.
Il marito Sebastiano Visintin, 72 anni, originario di Gorizia, ex fotoreporter collaboratore di Piccolo e Messaggero Veneto, afferma di aver salutato l’ultima volta la moglie proprio quella mattina del 14. «Liliana si è alzata alle 6, abbiamo fatto colazione, ha messo su una lavatrice e steso il bucato. Io sono uscito alle 8 per andare a testare una telecamera GoPro per la bici. Ci piaceva andarci, facevamo chilometri. Domenica eravamo a pedalare a Grado, lunedì alle terme in Slovenia, la sera a cena da amici».
Quel martedì Visintin ha dato il primo allarme alle 18 riferendo ai vicini la propria preoccupazione per la moglie che non ritornava. L’uomo si è recato in Questura, per segnalare la scomparsa, alle 22.
Nessuna tensione tra loro, nessun litigio, assicura Vistintin. «Avevamo un buon rapporto e Liliana non ha manifestato segni di depressione o sofferenza. Quella mattina quando sono uscito, alle 8, lei mi ha salutato dalla finestra mandandomi un bacio come fa sempre... eravamo affiatati. Non abbiamo mai litigato... non ho fatto niente a mia moglie. Non ho motivo», ha detto a “Chi l’ha visto”. «Ora non so cosa pensare, sono disperato». Visintin, inoltre, sostiene che la moglie, forse, quella mattina era uscita per gettare l’umido nel cassonetto delle immondizie.
La testimonianza del fratello Sergio permette di restringere l’orario della scomparsa: «Alle 9.20 – spiega – ho mandato a Liliana un messaggio su Whatsapp, ma non ha risposto». Dunque, se è vero ciò che dice il marito – cioè di aver salutato la moglie alle 8 – la donna è sparita tra le 8 e le 9.20.
Se la signora si è incamminata lungo via Damiano Chiesa lo diranno le registrazioni delle telecamere della Scuola di polizia di San Giovanni.
Se Liliana è uscita di casa facendo perdere le proprie tracce, lo ha fatto senza portare con sé i due telefoni che possedeva, gli occhiali, i guanti che indossava sempre e la borsetta con il portafogli. E pure le chiavi, fa sapere il fratello Sergio. Ma il marito si è accorto della presenza della borsetta in casa dieci giorni dopo la scomparsa durante una perquisizione della polizia. «Era nell’armadio dove mia moglie tiene le altre borsette, non avevo guardato dentro».—
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