Il mistero del writer stakanovista “Ceres”

Tutta la città è segnata dalla sua firma: si ispira alla pubblicità o a un “collega” di Vancouver?

Chi è Ceres? Vien spontaneo chiederselo nel momento in cui un po’ tutta la città, a San Giacomo come in piazza Dalmazia, è segnata dalle scritte di questo misterioso e leggermente megalomane writer.

Non è certo la prima volta che qualcuno decide di riempire Trieste piazzando ovunque la sua firma. È ormai leggendario il criptico allegrone che, pennarello alla mano, disseminò ovunque il suo motto “Tecno virus triestini stragisti”. Chi fosse non s'è mai saputo e ormai è da un po’ che le sue “opere” hanno smesso di comparire.

Ceres, se non altro, lascia un po’ più spazio all'immaginazione. Le sue grandi scritte sono molto semplici, mere lettere in stampatello, e non sono accompagnate da altri messaggi. Pare lecito dedurne che si tratti proprio di una firma.

Ma perché scegliere il nome di una nota marca di birra? Un'ipotesi ci sarebbe. Nelle campagne pubblicitarie della bevanda figura proprio un murales con la marca. Può essere che abbia ispirato l'autore delle scritte triestine. La seconda possibilità è che si tratti di un omaggio a un altro graffitaro di nome Ceres, originario di Vancouver, che ha ottenuto suo malgrado una certa notorietà nel settore dopo essersi pigliato una sentenza a più di un anno di carcerazione. Il poveraccio è stato condannato assieme ad altri artisti di strada per l'insieme della sua produzione, ritrovandosi quindi a vedere le sue opere usate contro di lui in tribunale.

Parte la campagna civica contro i graffiti selvaggi
Muri imbrattati in centro città (Foto Lasorte)

Negli anni scorsi il suo caso ha generato un'ondata di solidarietà fra i suoi colleghi, sull’onda dello slogan “Free Ceres” per la sua liberazione.

Va detto che quest'ultimo è un autentico artista di strada, autore di opere di un certo livello e con una valenza artistica. Insomma, ben diverso dalle scarne prestazioni del graffitaro triestino che difficilmente potrebbe ambire al titolo di artista. Ragion per cui pare più probabile che l’origine del fenomeno stia nella pubblicità piuttosto che in un episodio di nicchia dell’universo dei writer. Il fenomeno desta comunque curiosità, se non altro perché ci vuole un certo fegato per andare a piazzare una grande scritta in luoghi molto visibili e non solo nei soliti vicoletti. (g. tom.)

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