Il mistero del tesoro di Arkan: è finito nelle tasche di Ceca?

Alla morte del marito la vedova-cantante ha immediatamente cercato le chiavi degli uffici dell’NK Obilic, dove il comandante teneva soldi e pietre preziose
La cantante Ceca
La cantante Ceca

BELGRADO. La voce gira per le strade di Belgrado. Ceca, la nota cantante serba e vedova del comandante del gruppo paramilitare delle Tigri, Željko Ražnjatovic, meglio noto come comandante Arkan, ucciso 16 anni fa in un agguato all’hotel Intercontinetal della capitale serba, avrebbe intascato il tesoretto da 10 milioni di euro che il discusso capo paramilitare avrebbe messo da parte nel corso della gestione della sua squadra di calcio, l’NK Obilic.

Tutto questo dopo che, a sedici anni di distanza dall’omicidio, il responsabile finanziario di tutte le attività di Arkan, Pavle Stevovic, ha svelato a un notaio di Novi Sad ha svelato che nel tesoretto del club calcistico Obilic, dopo la morte di Arkan, erano rimasti circa 21 milioni di marchi tedeschi in contanti più una borsa piena di collane, di brillanti e di orologi di marca.

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Stevovic si occupava dei pagamenti del defunto comandante ma ha spiegato che nel tesoretto dell’Obilic rimaneva sempre una sorta di fondo di garanzia che aveva come minimo 10 milioni di marchi tedeschi che Arkan assolutamente non toccava. Se aveva bisogno di denaro contante piuttosto lo chiedeva in prestito ma mai avrebbe intaccato la sua riserva all’Obilic. Secondo il “commercialista” di Arkan questi, pochi giorni prima della morte avrebbe ricevuto brevi manu e in contanti circa 6,4 milioni di marchi dal club calcistico bulgaro Liteks per l’acquisto di otto giocatori dell’Obilic. Negli stessi giorni Arkan avrebbe incassato anche ulteriori 4,5 milioni di marchi per la vendita di altri due giocatori serbi.

Il “commercialista” racconta poi che Željko Ražnjatovic custodiva un’enorme quantità di pietre preziose, oro e gioielli nella sua casa di Senjak. Durante i bombardamenti della Nato sulla Serbia (1999) Arkan avrebbe trasferito questi tesori in quello dell’Obilic dove peraltro custodiva già una grande quantità di brillanti e una collezione di orologi preziosi, vera passione del comandante che anche il giorno dell’uccisione ne indossava uno da 153mila marchi tedeschi di allora. Arkan era anche un collezionista di quadri. Aveva una cospicua collezione di dipinti di pittori serbi. Il pezzo più prezioso, comunque era un Goya. I quadri, secondo Stevovic, il leader paramilitare i conservava nella sua casa di Senjak e, in parte, nel casinò Grand.

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Quando Arkan è stato ucciso Svetlana Ražnjatovic, nome d’arte Ceca, ha immediatamente cominciato a chiedere dove si trovassero le chiavi del tesoro dell’Obilic. Il loro figlio, Mihaljo le ha trovate in una tasca del giubbotto di Arkan e le ha consegnate a Ceca che, secondo il racconto del “commercialista”, la notte stessa dell’omicidio avrebbe inviato la sorella a cambiare le serrature degli uffici dell’Obilic. Nel corso del processo per l’omicidio del marito per cui sono stati condannati a 35 anni di carcere l’ex poliziotto Dobrosav Gavric, che è stato catturato però solo nel 2012 in Sudafrica, Milan Ðurišic e Dragan Nikolic, Ceca ha raccontato di essere giunta sul posto dell’agguato pochi minuti dopo e di aver visto Arkan che sanguinava dalla bocca e dagli occhi. Solo sua sorella e Zvonko Mateovic, ha detto la cantante, mi hanno aiutata a trasportare il corpo via dall’hotel verso l’ospedale, visto che la polizia si era rifiutata di farlo.

Su tutto resta però il mistero di chi sia stato il mandante dell’assassinio di Arkan. Una delle ipotesi più accreditate sostiene che il comandante delle Tigri stesse preparando un fascicolo contenente le prove del coinvolgimento diretto dell’allora presidente Slobdan Milosevic nei crimini di guerra perpetrati sullo scacchiere balcanico, fascicolo che avrebbe consegnato ai magistrati del Tribunale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia dell’Aja.

Altre letture della vicenda propendono per una sorta di guerra tra mafie per il controllo del crimine organizzato a Belgrado e dintorni, mentre c’è chi parla di una vicenda legata a partite truccate dell’Obilic. Sta di fatto che Arkan conosceva il suo omicida al punto di abbracciarlo prima che questi gli scaricasse tre proiettili in testa.

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