«Il mio Carso», 100 anni dopo i fotografi rileggono Slataper

Il nuovo polo culturale di corso Cavour a Trieste apre con un’intensa galleria di immagini

«Il Monte Kal è una pietraia. Ma io sto bene con lui». Così, cento anni fa, Scipio Slataper ne «Il mio Carso» celebrava il «suo» altopiano. Oggi, un secolo esatto più tardi, 22 fotografi noti e meno noti mettono in mostra di quella pietraia angoli reconditi, alberi abbattuti e nodosi, non ancora assimilati al terreno, alla natura. «Confine di Stato. Drzavna meja» recita un cartello in doppia lingua che emerge dalla nebbia della radura. Un panorama bianco/nero che in molti definiscono «carnale». Per l’intimità che manifestano con il paesaggio e per il rapporto con la città di Trieste e il suo mare. Per l’occasione, in concomitanza il 7 ottobre con la Domenica delle carte, l’editore Simone Volpato pubblicherà un prezioso cofanetto con foto e brani tratti dallo scritto di Slataper. Infine, la mostra, che è stata inaugurata oggi, segna anche la riapertura dopo tempo del Magazzino delle Idee, e un altro pezzo del porto vecchio della città viene restituito alla città, sotto forma di centro polifunzionale. La mostra, che è stata organizzata da Nadir Pro, sostenuta dalla Provincia di Trieste, presenta anche una sezione storico-documentale con le prime pagine manoscritte da Slataper del “suo” Carso.

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