Il ministro Zanonato: «La ripresa è più vicina I rigassificatori? Utili alla competitività»
TRIESTE. «La ripresa? A fine autunno». Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico, ci crede: «Fatti oggettivi consolidano le speranze». Tradotto: ci sono finalmente risorse a disposizione dell’economia, a partire dai 40 miliardi, 20 entro l’anno, 20 nel primo semestre 2014, «un’azione che supera il blocco del patto di stabilità». E poi serviranno la riforma fiscale, lo snellimento burocratico, energia più a buon mercato.
Nell’agenda del ministro non mancano poi i temi locali. Domani a Roma è in programma un tavolo sulla Lucchini, proprietaria della Ferriera, mentre il suo ministero è in attesa che l’Ambiente gestisca la partita del rigassificatore. Senza entrare nel merito del «no» della giunta Serracchiani, Zanonato ha pochi dubbi: «Sono impianti strategici se vogliamo ridurre i costi dell’energia».
Quali i progetti di breve-medio periodo per favorire la ripresa?
Le risorse che verranno messe in circolazione già quest’anno per consentire il pagamento dei debiti scaduti della Pa daranno ossigeno a tante imprese, con effetti positivi sull'economia reale. Con la premessa che non è il governo che paga direttamente, ma gli enti locali. Il nostro compito è di monitorarli e spronarli.
Quando lo ha spiegato a Confindustria Padova l’hanno fischiata. È difficile far capire la realtà alle imprese?
Gli imprenditori affrontano problemi drammatici, vanno compresi se non mostrano pazienza. Io sono dalla loro parte.
Questo governo può costruire riforme storiche o vivete alla giornata?
Il rapporto tra i ministri è estremamente positivo. Le questioni non vengono mai poste sotto un profilo ideologico. Altra cosa è la situazione politica, evidentemente di grande nervosismo. Ma siamo al momento l’unico governo che può coniugare giustizia sociale e sviluppo economico. Senza l’una non c’è l’altro, e viceversa.
Come favorirete la ripresa?
Innanzitutto sosterremo le aziende con forti capacità innovative, dove per innovazione non immagino necessariamente computer e robot ma anche semplicità e idee. Il modello è quello della filiera dell’agricoltura, enormemente rinnovata. E poi interventi per l’export, l’accesso al credito, la riduzione del costo dell’energia.
Ridurrete le bollette energetiche degli italiani per 550 milioni. Non è ancora poco?
È un inizio. Ma restano altri due interventi fondamentali: un meccanismo di riduzione del peso fiscale e la semplificazione burocratica. L’Italia deve essere messa al pari dei competitor europei.
E l’eccessivo costo del lavoro?
Dentro il capitolo fiscale.
Sogna mai di poter cancellare l’Irap?
Il tema rientra nel quadro di una riforma generale della fiscalità che tenga in forte considerazione le attività produttive. Ma si deve anche trovare un’alternativa per la copertura sanitaria, non è facile.
Più facile, forse, non aumentare l’Iva.
Siamo usciti dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo e ci ritroviamo con una flessibilità prima impensabile che va messa a punto per investire un po’ di più. Si tratta di circa 7,5 miliardi, cui si aggiungono i 7,5 miliardi di fondi europei. Se le cose vanno avanti così, potremmo non dover applicare un provvedimento che non abbiamo certo deciso noi.
Vale lo stesso per l’Imu?
Lavoriamo con totale determinazione per evitare ulteriori tasse. Perché le tasse deprimono il mercato interno e quindi le imprese.
La riforma elettorale è finita nel dimenticatoio?
No, abbiamo posto le basi per affrontare di pari passo la riforma istituzionale. Il Porcellum non va bene, ma va cambiato in primis il bicameralismo perfetto. Su questi temi dev'essere protagonista il Parlamento.
Berlusconi e le sue vicende giudiziarie sono una spada di Damocle sul governo?
Le affermazioni di Letta e Berlusconi dicono di no.
Il movimentismo di Renzi crea disagio?
Mi sembra che Renzi abbia più volte sostenuto l'azione del governo.
Che ne sarà del progetto rigassificatore a Trieste?
La questione dipende, prima che dal mio, dal ministero dell’Ambiente. La giunta Tondo aveva chiesto di gestire il progetto, ma il Consiglio di Stato ha assegnato la competenza a Roma. Nel frattempo, sono sopraggiunte nuove valutazioni da parte dell’Autorità Portuale e, a seguire, del ministero dell’Ambiente. I tempi si sono allora molto allungati.
Quindi?
Il rallentamento causato dalla giunta precedente ha compromesso la situazione. Dispiace, perché si tratta di impianti strategici per una seria politica energetica di approvvigionamento di gas a prezzi contenuti. Non parliamo poi di quando gli Usa commercializzeranno lo shale gas che costa un quarto del nostro.
E sulla Ferriera come si pone?
Martedì (domani, ndr) ci sarà al Mise un tavolo per l’illustrazione del piano industriale redatto dal commissario Nardi, base per un possibile affidamento al gruppo Arvedi. Un ringraziamento va al sottosegretario De Vincenti che è riuscito a inserire, dopo Piombino, anche Trieste nel piano di crisi complessa.
Da sindaco di Padova era azionista di AcegasAps. Come sta andando l’unione in Hera?
Il Comune di Padova ha visto raddoppiati gli utili. Mi pare che anche per Trieste i risultati siano positivi. Del resto, se si va a gara con i forti, le operazioni di aggregazione sono indispensabili ai piccoli.
Che ne pensa del pressing della giunta Serracchiani per un finanziamento statale per la terza corsia?
Serracchiani ha ragione, l’opera va fatta. Le infrastrutture servono, tanto più a una regione che ha pure il porto di Trieste da sostenere. Poter scaricare ma anche caricare le navi riduce i costi della logistica. Solo buoni collegamenti consentiranno lo sviluppo anche del retroporto.
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