Il ministro degli Esteri austriaco: «Covid non è andato in vacanza: possibili nuovi stop ai confini»

Alexander Schallenberg spiega come di fronte al riacutizzarsi della pandemia nessuna opzione sia esclusa. «Ma il dialogo con i Paesi frontalieri resta, anche se Roma è stata la prima a chiudere. Investiremo di più nel Fvg» 

TRIESTE La possibilità, ma non la certezza, di dovere reimporre una qualche forma di chiusura alla frontiera italiana e con il Friuli Venezia Giulia, il buon esito delle pattuglie miste austro-italiane e il progetto d’incrementare gli investimenti nell’economia tranfrontaliera. E ancora il perdurante rifiuto di accettare la distribuzione “a quote” dei migranti ma l’impegno ad aiutare nei Paesi d’origine e transito dei flussi di clandestini. Sono questi, in sintesi, i concetti espressi da Alexander Schallenberg, ministro degli Esteri della Repubblica d’Austria mentre Vienna è impegnata a rinsaldare gli storici vincoli con le regioni tricolori ai suoi confini. Anche offrendo la propria chiave di lettura dei provvedimenti presi dagli inizi della pandemia Covid-19. «Comprendiamo quella certa frustrazione espressa a marzo da politici e residenti del Friuli Venezia Giulia e delle altre aree di confine ma la chiusura dei confini è stata dolorosa anche per noi: la priorità era e resta quella di tutelare tutto il continente, non solo l’Austria” spiega l’esponente dell’esecutivo conservatore.

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Quindi signor ministro non esclude che il provvedimento possa essere reintrodotto?

Ricordiamoci che siamo in mezzo a una pandemia. Il coronavirus non è andato in vacanza. Dopo la “liberalità” agostana la guardia deve essere alta. Abbiamo mobilitato piccoli contingenti dell’esercito ai confini perché contribuiscano ai controlli rendendoli più efficaci e agevolando i cittadini. Non possiamo escludere il blocco ma ogni decisione sarà presa con ponderatezza e con l’intento di provocare il minore danno possibile. Nel marzo scorso, a essere sinceri, abbiamo risposto così a un’analoga decisione di Roma: mi dispiace che a risentirne siano stati i cittadini nelle regioni di confine, a cui siamo sempre rimasti legati. D’altronde anche con il ministro Di Maio i rapporti sono buoni. Ci sarà sempre dialogo.

Anche se l’Austria è stata decisa nel porre condizioni nel lungo dibattito per l’aiuto dell’Unione europea ai Paesi Ue più colpiti dalla pandemia?

Noi eravamo e siamo convinti che i budget dei vari Paesi non possano andare “fuori misura”. Detto questo, siamo molto contenti dell’esito positivo di questa trattativa europea.

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Dalla quale pure Vienna ha tratto benefici, con maggiore elasticità di bilancio. Ritiene che parte di tali agevolazioni possano, come conseguenza, fare aumentare gli investimenti austriaci nelle regioni di confine come il Friuli Venezia Giulia?

Abbiamo già molte iniziative comuni e d’investimento, per esempio nei settori della scienza, della cultura, del turismo: vogliamo incrementarli. Accanto al proseguimento degli impegni nei progetti Interreg, a esempio. La regione alpina è una delle più floride d’Europa e noi vogliamo che continui a esserlo.

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Tornando al tema dei controlli, questi vengono effettuati anche in funzione dei flussi di migranti: quale è la posizione di Vienna?

La sfida delle migrazioni resta sempre davanti a noi e ritengo che vada affrontata a livello continentale. Siamo preoccupati per il continuo arrivo di stranieri lungo la rotta balcanica; nel complesso i numeri sono inferiori ai picchi del 2015 e 2016 ma l’Austria vuole potere esercitare il controllo sul proprio territorio. E anche in questo caso la cooperazione con l’Italia è ottima: da molto tempo in Carinzia operano pattuglie miste mentre quelle trilaterali, con anche i tedeschi, al Brennero sono state sospese a causa del Covid-19 ma contiamo di ripristinarle appena possibile.

Quale è la “ricetta” dell’Austria per arginare il fenomeno?

Siamo stati sempre contrari alla ripartizione per quote tra le nazioni dell’Unione europea (anche se in percentuale il mio Paese ospita più stranieri del vostro). Questo almeno fino a che l’Unione troverà un’intesa sulla nostra strategia, che si basa sull’aiuto ai Paesi d’origine e di transito dei migranti e al rafforzamento della missione Frontex, di controllo delle frontiere. —


 

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