Il ministro Boschi: «La specialità del Fvg non è in discussione»
TRIESTE. «La specialità di Regioni come il Friuli Venezia Giulia non è mai stata messa in discussione nella riforma e non lo sarà nelle prossime settimane». Il ministro per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi, ospite ieri a Trieste dell'evento Open S&D organizzato dall'europarlamentare Pd Isabella De Monte, ha esposto in un confronto pubblico con il direttore del Piccolo Paolo Possamai il suo punto di vista sullo stato delle riforme.
Tra i vari temi, ha sottolineato che le Regioni a statuto speciale posso dormire sonni tranquilli: «Ci sono state riunioni molto accese su questo tema, i parlamentari qui presenti possono confermare che non tutti i loro colleghi erano d'accordo. Però ci siamo confrontati con le Regioni interessate e la scelta precisa è stata di salvaguardare la specialità».
Un tema condizionato, come tutto il resto, dal destino che la riforma avrà in Parlamento. Il ministro ha commentato la mossa del senatore leghista Roberto Calderoli, autore di un'ottantina di milioni di emendamenti: «Il presidente del Senato fa il suo lavoro in autonomia, ma mi auguro che trovi, nelle pieghe del regolamento, le risposte a una situazione inedita. Non era mai successo che un parlamentare presentasse decine di milioni di emendamenti: se il Parlamento si limitasse a votarli premendo soltanto il bottone ci vorrebbero 70 anni. L'ostruzionismo non può impedire alle camere di fare il loro lavoro». La chiosa è di vaga ispirazione "2001 Odissea nello spazio": «Sono convinta che il sistema informatico adottato per generare questi emendamenti non possa superare l'intelligenza umana. Siamo all'uomo contro il computer: batteremo l'algoritmo di Calderoli».
Boschi si è detta convinta dell'approvazione della riforma il 13 ottobre: «Mi auguro che la Camera non modifichi il testo uscito dal Senato. L'obiettivo finale è il referendum con cui i cittadini saranno chiamati a esprimersi». Secondo Boschi non c'è alcun pericolo di un autoritarismo ritagliato sulla figura di Matteo Renzi: «In tanti hanno lanciato questo allarme e ci ho riflettuto, ma è un rischio che non vedo. Prima di tutto perché nella nostra riforma non è cambiata una norma che riguardi la forma di governo e il presidente del Consiglio. Restano tutti i presidi di garanzia della Costituzione». Per Boschi «cento senatori eletti nelle consultazioni locali non sono meno legittimi di quelli scelti con il sistema attuale. Dopodiché c'è il referendum: se i cittadini riterranno reale questo pericolo, voteranno "no"».
Ma quali saranno le funzioni del nuovo Senato? «Siamo sinceri, farà meno di quel che fa oggi. Ce lo diciamo dal '46-'47 che il bicameralismo perfetto va superato. Ai tempi quella scelta aveva un motivo ma oggi» è «troppo lento e farraginoso». L'assemblea riformata avrà «competenze piene su argomenti vitali come le riforme costituzionali, ma sugli altri temi potrà fare solo proposte di modifica. La Camera avrà l'ultima parola. Farà però da cerniera di trasmissione tra territori e Stato, nonché da collegamento con l'Ue. Ci sarà poi una funzione nuova: il Senato verificherà se le politiche pubbliche funzionano e vengono attuate sui territori».
E ammesso che la riforma passi, ha ribattuto Possamai, quali saranno gli altri capisaldi nell'operato del governo? «La vera prossima sfida è la legge di stabilità - ha risposto Boschi -. Il 15 ottobre bisognerà presentarla in Parlamento». Per il ministro è «una legge ambiziosa»: «Pur rispettando i vincoli europei e proseguendo sulla linea della riduzione del debito, sarà una manovra espansiva».
Obiettivo, la riduzione delle tasse: «Ai tagli già fatti si aggiungerà l'eliminazione della Tasi e dell'Imu sulla prima casa, dell'Imu agricola, della tassa sugli imbullonati». Come dare copertura a simili misure? «Grazie a diversi fattori: ridurremo la spesa pubblica; godiamo di condizioni economiche più positive, sicché paghiamo meno interessi; l'Ue tiene in conto le riforme attuate riconoscendo più margini sulla legge di stabilità, tra i 6 e gli 8 miliardi». Iniziative criticate dalla segretaria Cgil Susanna Camusso: «Ci dica però come la Cgil ha contribuito ad aumentare i posti di lavoro negli ultimi anni. Noi siamo qui da 18 mesi e gli impieghi sono aumentati di 247mila unità, nel 40% dei casi contratti a tempo indeterminato».
Boschi ha poi difeso la correttezza della scelta di unire in una sola figura presidente del partito e del Consiglio: «Lo statuto del Pd lo diceva da prima del nostro arrivo e penso sia una buona idea. Dà molta più forza al governo». Quanto allo stato di salute del partito, il ministro non è preoccupata dal taglio ai finanziamenti pubblici: «Giusto che i partiti fatichino di più per meritarsi i fondi dei cittadini. Grazie al 2 per mille abbiamo ricevuto 5,6 milioni di euro. Siamo il primo partito in Italia».
Boschi si augura che l'unità del Pd, di recente ritrovata, abbia durata superiore all'approvazione della riforma: «Spero che questa fase di pace e serenità duri a lungo, almeno due settimane. Penso però che in ogni caso non ci sarebbero state scissioni. Per questo è stato giusto impegnarsi per trovare un accordo che rispecchiasse le opinioni di tutti. Mi auguro che la nostra compattezza sia una calamita anche per le altre forze politiche in parlamento». Comunque l'esponente del governo Renzi non teme gravi intoppi: «Lo dico chiaro anche a Renato Brunetta, che pare convinto del contrario: i numeri li abbiamo. Non abbiamo mai aspettato Forza Italia per fare le cose e non cominceremo ora».
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