Il Ministero dell'Ambiente stoppa il laminatoio della Ferriera

Negata l'autorizzazione alle opere di ampliamento "fino a quando non saranno inviate da parte dell'azienda le relazioni afferenti gli interventi da compiersi sulle acque di falda". Scontro Comune-Regione sui potenziali rischi di ordine pubblico nel rione
Il nuovo laminatoio di Servola
Il nuovo laminatoio di Servola

TRIESTE. Roma mette i paletti alla richiesta di ampliamento del laminatoio di Arvedi in Ferriera. Per dare il via libera, il ministero dell’Ambiente attende infatti un’integrazione di documenti dalla società. L’indicazione vincolante è stata fornita ieri al tavolo istituzionale a Roma, convocato per valutare l’attuazione dell’Accordo di programma da parte di Siderurgica Triestina.

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Ne hanno dato comunicazione tanto il sindaco Roberto Dipiazza quanto la Regione, entrambi presenti all’incontro con la proprietà, assieme all’Arpa, alla Capitaneria di Porto, a Invitalia e alla struttura commissariale. Organismo, quest’ultimo, che fa capo direttamente alla presidente della Regione Debora Serracchiani. Mancavano carte, in buona sostanza, in grado di comprovare fino in fondo cosa ha messo in cantiere fin qui Arvedi rispetto a quanto pattuito sul fronte del trattamento delle acque di falda nello stabilimento di Servola.

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E così il dicastero ha frenato, almeno provvisoriamente, gli investimenti sul laminatoio. La variante al progetto originario comunque era già stata approvata con decreto ministeriale, come ha puntualizzato la giunta regionale in un comunicato. Ma qualcosa si è inceppato. Lo spiega proprio la Regione. «Siderurgica Triestina - si legge nel testo della nota - ha dato conto di quanto è stato effettuato, evidenziando come larghissima parte degli interventi previsti sia dall’Accordo di programma che dall’Aia siano già stati realizzati, alcuni saranno realizzati a breve e comunque entro i termini previsti, mentre solo determinati interventi specifici scontano delle difficoltà contingenti che sono in corso di risoluzione».

Il riferimento, in particolare, è a un deposito interrato risalente al primo dopoguerra, per la rimozione del quale sono state predisposte una serie di attività preliminari validate dall’Arpa. Ma non è questo ad aver interferito con la questione laminatoio.

Quanto, piuttosto, precisa la Regione, «un ritardo» della società, rilevato dal ministero, «nell’attuazione delle misure che interessano il trattamento delle acque di falda». I dirigenti del governo hanno quindi invitato l’azienda a fornire «maggiori dettagli tecnici sulle attività effettuate in occasione della presentazione dei report periodici».

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Nella riunione al ministero si è quindi passati alla pratica sull’ampliamento del nuovo capannone: nonostante Siderurgica Triestina abbia fatto presente come gli interventi richiesti «si svolgerebbero in aree non interessate da attività di ripristino ambientale - evidenzia la Regione - il ministero ha tuttavia sottolineato come queste opere non possano essere autorizzate fino a quando non saranno inviate da parte dell’azienda le relazioni afferenti gli interventi da compiersi sulle acque di falda».

Il sindaco Dipiazza, in un video pubblicato sulla propria pagina Facebook ha descritto l’intero quadro della trattativa come «delicato e pesante».

«Il ministero ha bloccato il laminatoio - ha sostenuto il primo cittadino - per cui fino a quando questi non portano i risultati del lavoro che hanno fatto, non possono andare avanti. La proprietà - ha insistito ancora Dipiazza - si è rivelata poco chiara nelle relazioni e inadempiente su più fronti in base all’Accordo di programma e dovrà fornire quanto prima un report puntuale sulle attività svolte. Il Comune di Trieste procederà con la sua azione per portare alla chiusura dell’area a caldo».

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