Il microchip per i gatti resta ancora un’eccezione
In assenza di un obbligo e a fronte di una ridotta efficacia del microchip rispetto ai cani, i gatti “di casa” iscritti all’Anagrafe sono, sempre a ieri, 403, una porzione davvero ridotta rispetto al numero di mici accolti nelle abitazioni dei monfalconesi, dove abitano anche numerosi conigli, tartarughe, esemplari di avifauna.Per quel che riguarda i gatti, il Comune lo scorso dicembre ha blindato i fondi dedicati alle associazioni “salva mici” (La Cuccia e I gati de Monfalcon), stringendo delle convenzioni che garantiscono ai volontari di poter contare su contributi certi nel triennio 2018-2020. Un bel passo avanti per chi segue circa 500 dei 650 gatti che vivono in 32 delle 55 colonie feline riconosciute per legge presenti in città.
Il Comune ha deciso di riconoscere un rimborso delle spese, anche per l'acquisto di cibo, di 25 centesimi per gatto al giorno. Per I Gati si tratta quindi di uno stanziamento di oltre 28mila euro all'anno, almeno a fronte dei felini accuditi al momento (312), contro gli ottomila al massimo ricevuti dall'amministrazione precedente. Per La Cuccia si tratterà di ricevere, sempre in base al numero di gatti seguiti al momento (171), attorno ai 15mila euro. I fondi saranno erogati a fronte della certificazione degli effettivi pagamenti effettuati. Il 40% della somma sarà erogato entro marzo e il restante 60% in rate bimestrali. Le spese ammesse a rimborso sono quelle sostenute per l'acquisto di cibo, per eventuali cure veterinarie, sterilizzazioni comprese, qualora non fosse possibile accedere alle strutture convenzionate con il Comune (Azienda sanitaria o veterinari convenzionati), acquisto farmaci e prodotti da destinare alla disinfestazione.
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