Il Marina San Giusto di Trieste a rischio fallimento
Il Marina San Giusto, il prestigioso yacht club a due passi da piazza Unità che rappresenta il fulcro del turismo nautico a Trieste, torna sull’orlo del baratro. Se gli azionisti non sborseranno entro il 23 dicembre un ulteriore milione di euro, gli amministratori porteranno i libri in tribunale, avviando motu proprio il procedimento fallimentare. L’alternativa, che non prevede vie di scampo, è stata messa a verbale nel corso dell’assemblea della società per azioni San Giusto sea center che si è tenuta il 16 novembre. Al punto 5 della parte deliberativa si legge che «la mancata sottoscrizione con relativo versamento di un importo sufficiente a tacitare i debiti scaduti alla data del 23 dicembre 2015, il cui ammontare complessivo rientrerebbe comunque nei limiti dell’importo dell’aumento proposto, farebbe venir meno l’equilibrio finanziario necessario al puntuale assolvimento degli impegni assunti dalla società e di conseguenza la continuità aziendale della stessa». E ancora che «in tal caso l’organo amministrativo sarà tenuto ad attivarsi ai sensi dell’articolo 14 della Legge fallimentare depositando presso il Tribunale competente istanza di fallimento in proprio della società, non ritenendo attuabile altra attività, anche di natura preconcorsuale».
La stessa assemblea ha approvato di conseguenza un aumento di un milione di euro del capitale sociale che dovrà passare dagli attuali 3 milioni 272mila euro a 4 milioni 272mila euro. Per ottenerlo verranno emesse un massimo di 20mila nuove azioni ordinarie di 50 euro ciascuna, «da offrirsi in opzione a tutti i soci, in proporzione al numero di azioni possedute e, in caso di mancata sottoscrizione e mancato esercizio della prelazione da parte di un o più soci, a terzi dando preferenza, in caso di richieste eccedenti la disponibilità, ai titolari di contratti di prestazioni portuali». Gli azionisti hanno diritto di opzione fino al 4 dicembre e il termine per il versamento è fissato all’8 dicembre. Per soggetti terzi il termine per la sottoscrizione è il 18 dicembre e quello per il completamento dei versamenti sempre il 23 dicembre. Il futuro della società si gioca sul rispetto di questi termini. Gli azionisti risultano essere 33, ma in più casi si tratta di componenti diversi della medesima famiglia e la maggioranza del pacchetto è in mano all’architetto Paolo Zelco, che è il presidente della società, e all’imprenditore Massimo Corbella. Sono 214 i posti barca (escluso il settore riservato ai megayacht) e pressoché altrettanti i proprietari delle imbarcazioni ormeggiate.
Il Marina San Giusto da qualche anno è un’autentica idrovora di denari. Quella che dovrebbe avvenire in questi giorni è infatti la terza iniezione di capitali che si sta rendendo necessaria a seguito di un debito di 4 milioni e mezzo di euro (a oggi leggermente ridotto) contratto con le banche soprattutto per realizzare una diga dopo che due mareggiate nel 2003 e nel 2008 avevano causato gravi danni alle strutture e a numerose imbarcazioni. Nell’ottobre 2012 il capitale era stato di conseguenza innalzato di un milione 129mila euro, nell’agosto 2014 di altri 500mila.
Giovedì scorso gli amministratori hanno esposto la difficile situazione societaria sia ai soci che agli affittuari che a propria volta hanno ora deciso di riunirsi tra loro il 10 dicembre per decidere sul da farsi, presumibilmente cioé se contribuire o meno all’ulteriore iniezione di denaro che dovrebbe riavvicinare la società al risanamento. Già nella lettera di convocazione della riunione di giovedì scorso il presidente Paolo Zelco e l’amministratore delegato Gianfranco Nobile che l’hanno firmata, erano stati piuttosto espliciti. «In difetto di capitalizzazione - si leggeva - unica soluzione percorribile resterà la proposizione di istanza di fallimento in proprio della società, azione questa che sarà promossa senza indugio dall’organo amministrativo una volta verificato il mancato vostro interesse alla sottoscrizione e versamento, entro la data del 23 dicembre, del capitale sociale, come aumentato. Al fine di porre in essere ogni azione atta a scongiurare tale epilogo della vita sociele, che allo stato si ritiene ragionevolmente possa produrre potenziali ripercussioni anche sui rapporti contrattuali esistenti con sottoscrittori di contratti di prestazioni di servizi portuali e affittuari, con ciò pregiudicando verosmilmente altresì il futuro utilizzo degli ormeggi, vi invitiamo a partecipare alla riunione».
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