Il marchio regionale sull’iniziativa padana contro le elemosine
TRIESTE La campagna anti-elemosina “Spezza la catena”, lanciata dalla Lega Nord del Comune di Trieste sotto Natale, approda sugli schermi televisivi. E lo fa con i fondi e il simbolo della Regione Friuli Venezia Giulia.
È l’effetto piuttosto paradossale delle regole per l’impiego dei fondi regionali per la sicurezza, che impongono di apporre il simbolo dell’ente anche a iniziative delle giunte comunali. Il risultato è una campagna pubblicitaria a forte connotazione leghista con il marchio di una giunta a guida Pd, che quella campagna la condanna. Il vicesindaco Pierpaolo Roberti ridacchia e commenta: «Immagino che non sia la classica iniziativa che lancerebbe la Regione. Ma le regole imponevano di mettere il loro simbolo». L’assessore regionale alle Autonome locali Paolo Panontin dice: «Mi rendo conto del paradosso ma le regole son queste. Quel che noi possiamo fare è una presa di distanza politica da una campagna che troviamo discutibile».
Parliamo di una spesa di circa 2mila euro, che il Comune ha attinto dal finanziamento regionale sulla sicurezza. I fondi sono stati impiegati per mandare in onda sul canale televisivo locale TeleQuattro, per tutto il mese di gennaio, degli spot che riprendono il tema della campagna che nelle settimane scorse ha suscitato la riprovazione della Curia e dell’opposizione. L’iniziativa, nata da una mozione leghista in consiglio comunale e messa in atto dal vicesindaco e assessore alla Polizia locale, esibisce il seguente slogan: «Fare l’elemosina per strada e dare soldi ai posteggiatori abusivi arricchisce solo le attività illecite. Spezza la catena, sostieni le associazioni che aiutano e sostengono i veri poveri».
Spiega Roberti: «Com’è ovvio non mi sono occupato direttamente della cosa, ma le regole sono queste. Il contributo regionale per la sicurezza viene usato per campagne informative di varie tipologie, ad esempio per il calendario anti-truffa. Abbiamo voluto impiegarlo anche per portare la campagna “Spezza la catena” in televisione e la norma vuole che si apponga il simbolo della Regione».
Il vicesindaco sottolinea però che gli spot di gennaio sono una sperimentazione che si chiude così: «Abbiamo iniziato con il cartaceo. Ora facciamo un mese di tv. Poi porteremo avanti la campagna ricorrendo ad altri media, ad esempio i profili social dell’Agente Gianna. Tutte iniziative a costo zero per i cittadini».
Il consigliere comunale del Partito democratico Giovanni Barbo commenta: «Già c'è stata un'invasione di manifesti a inizio dicembre con scritte a caratteri cubitali, quale originale contributo della giunta cattolica all'atmosfera natalizia. Ora pure la pubblicità in televisione, e tutto pagato con i soldi, siano fondi comunali o regionali, dei cittadini con il chiaro scopo di fare campagna elettorale. Semplicemente vergognoso».
L’assessore regionale Panontin spiega l’inghippo: «Noi facciamo politiche per la sicurezza, ma poi non entriamo nel dettaglio specifico delle scelte fatte dalle amministrazioni. Paradossalmente, può succedere che il simbolo della Regione finisca su un’iniziativa di forte contenuto politico, ma questo non implica che l’amministrazione regionale avalla quel contenuto».
Prosegue ancora l’assessore: «Anche in casi come questo, in cui il messaggio viene forzato in senso politico, quel che noi possiamo fare è una presa di distanza politica».
Panontin ricorda poi un precedente, quello dei “volontari per la sicurezza”, che anche a Trieste si era pensato di utilizzare in guisa di ronda: «Già in quel caso dovemmo spiegare che le finalità erano ben altre, ovvero la sicurezza stradale, l’attraversamento dei bambini e così via. Abbiamo risolto il problema con una variante normativa, in cui abbiamo sottolineato che i finanziamenti si possono impiegare soltanto per i fini esposti esplicitamente della legge».
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