Il Makaki si congeda con un’ultima festa e si dà agli hamburger
TRIESTE Con la festa della notte del 31 dicembre, con Capodanno, chiude i battenti il Macaki, il locale che ha fatto la storia della movida triestina, del ballo, della musica e del divertimento. Nel 2017 quei 350 metri quadrati in viale XX Settembre 39/A subiranno una radicale ristrutturazione per trasformarsi nell’ennesimo locale dedito alla ristorazione.
Quegli spazi entro primavera ospiteranno un’hamburgeria, un luogo dove mangiare panini gourmet e altri piatti prevalentemente a base di carne. «La discoteca tradizionale ha perso l’interesse di un tempo - valuta Corrado Savio, titolare del Macaki - per questo ho deciso di affidarmi all’esperienza di una società milanese che opera già in altre città italiane e aprire un locale nuovo dove al centro dell’attività ci sarà la ristorazione e dove si troveranno a loro agio dai giovani alle famiglie». I lavori di riqualificazione del locale partiranno già a gennaio. Domani le luci del Macaki si accenderanno per l’ultima volta al ritmo della musica dello staff di Jotassassina. Una festa che fino all’alba, con danze e brindisi, saluterà il nuovo anno ma dirà anche addio al locale che ha fatto divertire intere generazioni.
Il Macaki era stato aperto nel 1991 da “Lele” e “Franz” alias Franz Rossignoli e Emanuele Lichinchi, che allora dettavano legge sul divertimento in città. Con la società Nuova Specchi, che gestiva già il Mandracchio, avevano deciso di portare la musica anche in Viale. Quando venne inaugurato, quel locale era rivoluzionario per Trieste. «L’idea partita dal mio socio - ricorda Franz, oggi alla guida dei Tre Merli - fu quella di portare in città un locale come quelli della movida spagnola, dove si ascoltava musica dal vivo o quella dei dj, potendo contemporaneamente mangiare qualcosa». E fu un successone con il tutto esaurito sera dopo sera. «La gente lì balla sui tavoli, è una festa!», raccontavano sorpresi e eccitati i nuovi avventori la prima volta che mettevano il naso dentro il Macaki. «Gestire quel locale non è stato semplice - ammette Franz - fare musica in un contesto abitativo ha imposto investimenti importanti, mantenere quella struttura era impegnativo. E dopo tre stagioni abbiamo lasciato continuando la gestione del Caffè Piazzagrande, del Mandracchio e io poi mi sono buttato nell’avventura che mi vede impegnato ancor oggi dei Tre Merli».
Da allora alla guida del Macaki si sono avvicendate diverse gestioni. Savio con la società Macaki Nation lo conduce dal 2000. «Il concetto tradizionale di discoteca a mio avviso non è più interessante per i giovani come un tempo - osserva - la musica dal vivo è praticamente morta e la musica in generale è possibile ascoltarla in ogni bar». «Ci sono poi mode, flussi che sono difficili da intercettare e che spesso durano qualche anno: fare degli investimenti in questo settore non è semplice», aggiunge. E poi ci sono dei ragionamenti da fare proprio sul Viale. «Non è più il punto di ritrovo per eccellenza degli universitari - sostiene Savio - la movida, grazie anche a degli investimenti di carattere urbanistico del Comune, si è sposata verso via Torino e tra qualche anno probabilmente abbandonerà anche quella zona per un’altra. È fisiologico». In Viale non arriva nemmeno il flusso turistico. «Poco - ammette l’imprenditore - ma si gode di chi va al cinema o a teatro per questo a mio avviso quella zona va dedicata alla ristorazione con un’atmosfera meno caotica che altrove. Potrebbe rivelarsi la ricetta vincente».
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