Il macellaio Sior Luis dal pont padre del vescovo Luigi

Non la più antica ma la più imponente tomba del cimitero di Piuma è quella dei Fogar, la famiglia del vescovo di Trieste, Luigi che riposa al cimitero del Verano, a Roma, dove morì il 26 agosto 1971....

Non la più antica ma la più imponente tomba del cimitero di Piuma è quella dei Fogar, la famiglia del vescovo di Trieste, Luigi che riposa al cimitero del Verano, a Roma, dove morì il 26 agosto 1971.

La famiglia Fogar era originaria della Bassa friulana e si stabilì a Gorizia verso la metà dell’Ottocento. Luigi, il nonno del futuro vescovo, esporta a Piuma l’attività di commercio di bestiame già ben avviata nella natìa Aquileia. La sede dell’attività viene scelta in un luogo strategico, appena dopo il ponte del Torrione, lato destro dell’Isonzo. All’epoca era quella la strada per il Friuli e per il Collio e tutti i traffici da e per Gorizia transitavano davanti all’azienda dei Fogar. Della quale non resta traccia, ma la collocazione è abbastanza precisa: ora vi sorge il rudere dell’ex stazione forestale.

Nel 1848 nasce Luigi, il padre del futuro sacerdote. Pratica anch’esso il commercio del bestiame e in poco tempo diventa assai popolare con il soprannome di Sior Luis dal pont. È lui ad aprire una delle prime macellerie di Gorizia. Sposa la lucinichese Caterina Zottig. Una copia prolifica - ma nella media dell’epoca - che sforna undici figli. Il settimo della covata è Luigi, che nasce il 27 gennaio del 1882.

Sior Luis dal pont è permeato di forti idee liberali ed è tra i più attivi irredentisti goriziani. Iscrive il piccolo Luigi alle elementari della Lega nazionale. È lì che il futuro vescovo incontra il sacerdote piemontese don Giovanni Scaparone, mandato a fondare il collegio San Luigi che aveva l’originaria sede in Piazzutta e ora si trova in via Don Bosco.

Luigi sceglie la strada religiosa contraddicendo il padre, che lo voleva brillante professionista. Dal 1924 al 1936 resse la diocesi di Trieste e Capodistria, ma sarà costretto alle dimissioni dalle autorità fasciste che mal sopportavano quel sacerdote troppo amico degli sloveni. Mai secondo nelle battaglie sociali, a Gorizia don Luigi fu tra i più convinti assertori della dignità sociale e culturale della comunità friulana. (r.c.)

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