Il M5s Fvg: «Giorno storico». Freddi i vertici dem, i patrioti gongolano
TRIESTE Al referendum passa il Sì, ma ci sono vincitori e vincitori. Il via libera al taglio dei parlamentari viene accolto come un trionfo epocale dal Movimento 5 stelle e trova invece un Pd piuttosto freddo, dopo una campagna elettorale in sordina. Nel centrodestra invece si può dire che il successo sia pieno solo per Fratelli d’Italia: pur davanti all’aperto favore di Matteo Salvini alla sforbiciata di deputati e senatori, i big del Carroccio regionale hanno tutti sposato la linea del No e in Forza Italia è stato lo stesso Silvio Berlusconi a dirsi incerto fino all’ultimo.
A suonare le trombe da stadio sono allora soltanto i grillini, a cominciare dal ministro Stefano Patuanelli, secondo cui «il Sì che gli italiani hanno pronunciato alle urne è la vittoria della volontà di modernizzare il nostro Parlamento e renderlo più efficiente. Siamo orgogliosi di aver tracciato la strada che ha portato a questo obiettivo, il primo di un processo riformatore». Certo Patuanelli non può gioire per i risultati deludenti del Movimento alle regionali, che «sono sempre uno scoglio complicato, ma sul referendum, c’è stato un risultato importante. Il governo va avanti, soprattutto se riesce a fare alcune cose, se riesce a investire, a spendere i soldi del Recovery e magari a dare anche un senso più omogeneo di quest’alleanza. Io ho sempre detto che bisognava fare un ragionamento più ampio sulle alleanze, non è stato possibile, spero lo sarà in futuro».
La deputata M5s Sabrina De Carlo glissa sulle amministrative e pensa solo alla «giornata storica che cambia il destino dell’Italia. Il Sì è una vittoria dei cittadini, che hanno creduto in questa riforma attesa per anni. Oggi ha vinto la democrazia, la scelta popolare, il buonsenso, e guardiamo tutti insieme ad un nuovo futuro». De Carlo annuncia prossime riforme: «Ora le camere potranno essere rapide ed efficienti, ma servono altri interventi, a cominciare dalla legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5% e diritto di tribuna. Poi vogliamo che anche gli under 25 possano eleggere i senatori e interverremo sui regolamenti per far funzionare il bicameralismo».
Decisamente meno trionfali i toni in casa Pd. La deputata Debora Serracchiani non ha mai apprezzato la riduzione degli eletti, ma la sua posizione di vicepresidente nazionale del partito ha richiesto di tenere un profilo basso. E così l’ex governatrice si limita a descrivere la vittoria del Sì come «un primo tassello delle riforme istituzionali, pur con mille perplessità e preoccupazioni per la rappresentanza territoriale e della minoranza slovena». Meglio glissare e pensare alle regionali, da cui per Serracchiani «emerge la conferma del ruolo centrale del Pd, cardine del centrosinistra, che ha permesso di fermare la Lega e la destra. Per la seconda volta si infrangono i tentativi di Salvini di dare spallate al governo. Bisogna riconoscere al Pd la capacità di resistere a questo assalto, quasi ovunque con coalizioni senza i 5s: su questo fatto occorre fare una riflessione politica con gli alleati di governo, anche per il futuro».
Parole prudenti sul referendum anche da parte del segretario regionale dei dem Cristiano Shaurli: «È finita la parentesi referendaria, per i sostenitori del No dell’ultima ora come Fedriga, per quelli sinceramente preoccupati per la rappresentanza della nostra regione e delle sue minoranze linguistiche e per i sostenitori del Sì. Ora spero si inizierà a lavorare sulle vere priorità, dai progetti strategici della nostra regione per il Recovery fund a una legge elettorale seria che completi la scelta fatta dai cittadini, dando attenzione a territori e minoranze».
Il cuore è più leggero per Fdi, il cui coordinatore Walter Rizzetto incassa il Sì sostenuto da Giorgia Meloni, chiedendo «legge elettorale e riforma dei regolamenti delle camere: ma non ci piace il proporzionale voluto da Pd e M5s, che richiede accordi dopo il voto». Rizzetto sa che una parte della destra si è schierata per il No ed esprime «rispetto per la scelta», sottolineando infine «il grande risultato in Veneto e nelle Marche». —
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