Il M5s: «Conflitto di interessi sull’Aia della Ferriera»
TRIESTE L’accusa, messa nero su bianco in un comunicato stampa, è chiara: un conflitto di interessi attorno alle procedure Aia della Ferriera. È il Movimento Cinque Stelle a scatenarsi sul caso del direttore regionale del Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Regione, Luciano Agapito, che nel gennaio dell'anno scorso ha firmato il decreto di riesame per il rinnovo dell’autorizzazione ambientale. Il problema, stando alla denuncia dei grillini, è che il figlio del dirigente, Daniele Agapito, nell’aprile 2015 aveva ricevuto dalla Siderurgica Triestina «un importante incarico di progettazione e direzione lavori, seguito poi da ulteriori incarichi nel 2016 presso il medesimo stabilimento». Ad accendere i riflettori sulla vicenda è tutto il gruppo di consiglieri regionali pentastellati insieme al consigliere comunale Paolo Menis.
Il M5S ha notato una «curiosa» coincidenza tra gli incarichi e alcuni passaggi specifici della procedura di rinnovo. «Ad inizio aprile del 2015 - puntualizzano - il direttore del servizio ridefiniva i termini della diffida ad adempiere nei confronti di Siderurgica Triestina, disponendo la limitazione dell’attività produttiva, sulla base di un rapporto di Arpa che rilevava la non conformità delle emissioni acustiche. Sempre ad aprile 2015 arrivava il maxi incarico al figlio del direttore del Servizio». Nel frattempo, pochi giorni dopo, «il papà riavviava il procedimento istruttorio di rinnovo dell’Aia cui seguirono diverse conferenze di servizi istruttorie. Quasi contestualmente arrivavano anche altri incarichi per il figlio, realizzati attraverso la Artec Ingegneria srl di cui è socio».
Il M5S ha chiesto spiegazioni alla Regione che sta già avviando accertamenti interni, «volti a chiarire la sussistenza e la natura di tali rapporti». «In attesa dei chiarimenti», la presidente Debora Serracchiani ha espresso «sconcerto anche solo per l’ipotesi che non siano state rispettate le regole». Ma è anche il destino dello stabilimento, al centro della riunione ministeriale di mercoledì, a far discutere. «Aspettiamo la revisione dell’Aia - ricorda il sindaco Roberto Dipiazza - la lavorazione del carbone e l’area a caldo della Ferriera non sono compatibili con la salute di cittadini e lavoratori. Dall’azione di controllo dell’amministrazione comunale continuano a venire alla luce delle gravi inadempienze, dimenticanze e superficialità», compresa «l’analisi di dati importanti che indicano che l'area a caldo è una fonte di emissioni pericolose e nocive». Il tavolo ministeriale è comunque servito «a tentare di distendere lo scontro politico tra Comune, Regione ed azienda - scrive Sasha Colautti, segretario provinciale della Fiom Cgil - questo però non è bastato a far sì che l’azienda chiarisca quali siano le reali intenzioni del cavalier Arvedi».
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