Il Lovecraft isontino De’ Medici e il suo racconto pronti per un fumetto Bonelli
GRADISCA. Continua in qualche modo a fare capolino dall’oblio che pareva averlo inghiottito per sempre. Ma, quasi come un personaggio dei suoi stessi racconti, il misterioso scrittore gradiscano Carlo H. De’ Medici continua a risorgere dalle proprie ceneri.
E la produzione di questo autentico Lovecraft isontino ed ante litteram conosce una seconda, inaspettata giovinezza. Tanto da rivivere nelle pubblicazioni di una meritevole casa editrice romana attratta da tutto ciò che è oscuro e dimenticato, Cliquot Edizioni. E tanto da influenzare persino il mondo del fumetto. A citare De’ Medici è stata nientemeno che la Sergio Bonelli Editore, la casa editrice numero uno in Italia.
Nell’albo di giugno di Dampyr, la serie horror creata da Mauro Boselli e Maurizio Colombo, la rubrica “Dal buio...” menziona infatti l’autore isontino e il suo racconto fantastico “Gomorìa”, facendo un parallelismo con un personaggio femminile – Gomorìa appunto – apparso nell’albo 252 della serie.
«E chissà che anche De’ Medici non possa diventare egli stesso un personaggio di Dampyr», ammicca il redattore della rubrica. Di De’ Medici, figura controversa e in bilico fra magia ed esoterismo, si sa poco o nulla: il luogo di nascita (Parigi), e la permanenza nella cittadina della Fortezza durante gli anni più produttivi della propria carriera letteraria.
Nulla si sa della sua morte, tantomeno della sua sepoltura. Come se l’autore avesse voluto cancellare ogni traccia di sé. La villa dove ha vissuto però esiste eccome. Lo ha scoperto l’appassionato di storia locale Furio Gaudiano: si trova in via Gorizia, proprio di fronte all’antica hostaria Mulin Vecio, e reca ancora lo stemma di famiglia. Il padre di Carlo, Giovanni Hakim, era un ricco banchiere ebreo parigino, mentre il nonno Giuseppe era stato amministratore della sinagoga Eliyahu Hanavi ad Alessandria d’Egitto.
Che cosa abbia portato la famiglia Hakim (autorizzata ad aggiungere il cognome De’ Medici con regio decreto del 1889) a spostarsi dall’Egitto a Parigi, e da qui a Gradisca, è un altro mistero. Forse la presenza dell’antico ghetto ebraico fu determinante. Carlo si trasferì nella Fortezza dopo la morte del padre, nel 1900 con la madre. Successivamente lo scrittore “maledetto” vendette la villa e si trasferì in Lombardia e lì se ne persero le tracce.
Studioso di scienze esoteriche e alchemiche, appassionato di Poe, Villiers de L’Isle-Adam e Huysmans, De’Medici inseriva nelle sue storie elementi inediti e personali, frutto delle sue ricerche interiori e del lungo studio di antichi testi di occultismo. Fu anche giornalista ed illustratore. Si dedicò in prevalenza alla narrativa gotica.
Oltre a Gomòria (1921), degne di menzione sono Leggende friulane (1924), I topi del cimitero (1924), tutti illustrati dall’autore, e Nirvana d’amore (1925). De’ Medici scrisse anche testi di occultismo ed esoterismo di difficilissima reperibilità e che solleticano sempre più la fantasia degli appassionati Gomoria è un racconto che oscilla tra Dorian Gray di Oscar Wilde e una matrice quasi baudeleriana. Riprende le atmosfere cupe e diaboliche che pervadono classici come Frankenstein o Dracula: una parte della storia si svolge infatti nel diroccato castello della Malanotte, nei pressi di Grosseto, in una lugubre Maremma non ancora bonificata.
E nel castello c’è una biblioteca piena di antichi libri di magia, esoterismo e alchimia, quasi tutti realmente esistenti tranne il peggiore di tutti, il “Sathan” dello stregone Cosimo Ruggeri, uno pseudobiblion comeera il Necronomicon di Hoeard Phillip Lovecraft: un’intuizione avuta dal De’ Medici tre anni prima del grande autore di Providence. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo