Il Leone di Gradisca festeggia 90 anni tra pochi intimi
GRADISCA. Un compleanno forse per pochi intimi, ma pur sempre un evento destinato a rimanere nella storia della città. Gradisca ha festeggiato ieri il 90ennale del Leone di San Marco, simbolo dell'italianità e omaggio alla sua origine veneziana, con una cerimonia che ha cercato di ricreare almeno nell'immaginario l'atmosfera di quel 21 aprile del 1924 in cui gli abitanti della Fortezza si riversarono in piazza Unità per fare festa.
Il monumento noto anche come Colonna della Redenzione, opera dello scultore concittadino Giovanni Battista Novelli, venne inaugurato alla presenza di autorità e popolo. Sul pennone a fianco al monumento venne issato il gonfalone di Venezia recato in dono personalmente dal Grande Ufficiale Daniele Giordani, capo della città di Venezia. Il discorso inaugurale venne pronunciato dal poeta e scrittore Giovanni Lorenzoni. Dopo la Marcia Reale eseguita dalla banda cittadina, un coro formato da 600 bambini intonò l’Inno a Gradisca e vari inni patriottici.
Il 90ennale del monumento alla Redenzione è stato celebrato invece con una cerimonia sobria, a dir poco essenziale. Forse eccessivamente. O forse è meglio così, visto che di gradiscani se ne sono visti comunque pochini. In fondo era pur sempre una mattinata lavorativa. E chi non c'era, ha preferito strumentalizzare questa occasione e definirla ingenerosamente solo una passerella pre-elettorale. Invece, pur nell'intimità, di sentimenti autentici ce ne sono stati eccome. Ieri, come allora, sono stati i bambini delle scuole a vivacizzare l'evento. Quel giorno, raccontano le cronache, furono in 600 a intonare l'Inno di Gradisca scritto dai Zumin. Ieri i bimbi dell'istituto comprensivo – molti, immaginiamo, per la prima volta - lo hanno ascoltato in versione registrata. Va detto: probabilmente la presenza di un gruppo corale o di una banda avrebbero reso il tutto piu' suggestivo. Ma tant'è. Al sindaco Tommasini, che ha ricevuto anche la visita del collega goriziano Romoli, il compito di deporre – presente il gonfalone della città - una corona ai piedi del monumento e di ammettere «che il mancato restauro del nostro Leone è uno dei maggiori rimpianti della giunta». Intanto, eseguito l'Inno di Mameli, venivano issate su un balcone del Nuovo teatro comunale i vessilli tricolore, quello gialloblù di Gradisca e quello della Serenissima. Il vicesindaco Paolo Bressan ha raccontato – citando lo storico Marino Di Bert - i fatti dell'epoca e restituito la giusta visibilità a Giovanni Battista Novelli.
Una mostra fotografica all'enoteca Serenissima, visitabile nelle prossime settimane e resa possibile dal collezionista gradiscano Paolo Mucchiut, ha concluso la giornata.
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