Il leghista Pittoni invoca l’abolizione dei senatori scelti a vita
TRIESTE La linea del Piave del governo Conte si trova al Senato. Dalla trincea, il leghista Mario Pittoni osserva la viglia del voto di fiducia sull’esecutivo e lancia due appelli: l’abolizione del voto per i senatori a vita e, in assenza di elezioni anticipate, la costruzione di un governo che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia potrebbero costruire con la componente di destra del Movimento 5 stelle.
I giochi si fanno al Senato…
«La Camera non fa testo, ma sottolineo che al Senato partiamo penalizzati, perché i senatori a vita sono notoriamente orientati da una certa parte, pur non essendo eletti. Parliamo di una carica che andrebbe abolita o mantenuta con il solo diritto di tribuna e senza la possibilità di votare, perché non rappresentano il popolo».
Ha vissuto da senatore la caduta del governo Berlusconi. Cosa cambia oggi?
«La differenza sta nella situazione molto strana che vive l’Italia. In una fase di enorme difficoltà, siamo governati da una coalizione che, stando ai risultati elettorali, è minoritaria da molto tempo».
I movimenti dei Responsabili a Palazzo Madama si vedono a occhio nudo?
«I senatori sono esperti e dialogano sempre, perché c’è rispetto delle posizioni. Noto però che, il primo giorno in cui si è parlato di Responsabili, sembrava tutto fatto, ma poi abbiamo visto che le cose non sono così semplici. Al momento grandi movimenti non ne ho visti, ma qualche chiacchierata in più fra giallorossi e centristi è difficile non notarla».
Cosa pensa del discorso del premier e della sua azione di governo?
«Conte ha fatto un ragionamento scontato, ma almeno ha chiarito che non esistono spiragli di trattativa con Renzi. A questa maggioranza manca il collante di un solido progetto politico: si sono messi insieme il diavolo e l’acqua santa».
Si potrebbe dire lo stesso di Lega e M5s però.
«Noi avevamo punti condivisi e messi nero su bianco nel contratto di governo».
Cosa si augura adesso?
«Elezioni anticipate. È la soluzione ideale. In alternativa il capo dello Stato potrebbe assegnare l’incarico a un esponente indicato dal centrodestra. Un terzo dei parlamentari appartiene all’area magmatica del M5s: l’ala più vicina al centrodestra potrebbe darci il suo consenso». —
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