Il legale dei Regeni: dimostriamo che Salvini non è il più autorevole

L’avvocato della famiglia di Giulio: sul caso siamo al niente come sempre, ancora più decisiva la nostra determinazione
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO MANIFESTAZIONE PER GIULIO REGGENI IN P. DEI SIGNORI
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO MANIFESTAZIONE PER GIULIO REGGENI IN P. DEI SIGNORI

TRIESTE A distanza di alcuni giorni dalle parole pronunciate da Matteo Salvini - «Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Regeni. Ma per noi, per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto» - è l’avvocato della famiglia di Giulio a parlare. Le affermazioni su quello che il ministro dell’Interno e vicepremier ha definito il «problema Regeni», questione di famiglia a fronte della quale ci sono i «buoni rapporti» con Il Cairo da ricostruire, hanno costituito una notizia che «è stata immediatamente tradotta in arabo e riportata da tutti gli organi di stampa di regime. Quindi, dobbiamo far vedere che quella è una voce ma non è la più autorevole delle nostre voci».

Questo ha detto ieri Alessandra Ballerini, la legale che segue i genitori di Giulio fin dall’avvio delle indagini sull’omicidio, intervenendo come ospite al congresso nazionale Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, a Villanova di Castenaso. Parole accompagnate dall’applauso di chi era in sala e ha voluto dimostrare sostegno in una vicenda che a due anni e mezzo da quel 25 gennaio 2016 in cui Giulio fu sequestrato per essere poi torturato e ucciso è tutt’altro che conclusa. «Ancora non siamo andati in Procura ma dai filmati non ci aspettiamo praticamente nulla», ha aggiunto Ballerini in merito alle immagini - quelle sopravvissute all’autodistruzione - registrate dalle telecamere della metropolitana del Cairo e consegnate da poco all’Italia. Ma per ora «siamo esattamente alla fase di sempre, cioè niente. Quindi - ha detto Ballerini - è ancora più decisiva la nostra determinazione». Saputo cosa si sarà riusciti a estrapolare dai video «inizieremo a pensare a cos’altro fare. Noi - così l’avvocato - i nomi di persone che sono direttamente implicate nel sequestro e nella tortura di Giulio li abbiamo».

È dunque l’ennesima conferma: «Noi di sicuro non molliamo», ha detto ieri il papà di Giulio, Claudio Regeni, a margine del congresso dove ha parlato anch’egli come ospite: «Il nostro impegno è cercare di andare avanti, anche se a piccoli passi, mantenendo aperti tutti i canali possibili di comunicazione nel massimo rispetto delle persone che stanno lavorando da una parte e dall’altra», ha aggiunto riferendosi ai rapporti con le autorità egiziane. Fra le prossime iniziative per tenere alta l’attenzione sul caso, Claudio Regeni ha annunciato che il 22 settembre partirà da Duino, sede del Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, una maratona ciclistica che giungerà fino a Roma.

È stato invece il segretario nazionale Usigrai Vittorio Di Trapani a ricordare l’episodio accaduto giorni fa, quando durante un comizio di Salvini a Ivrea alcune persone sono state identificate dopo avere srotolato uno striscione che chiedeva verità per Giulio, come quello esposto ieri in sala: «Troviamo pericoloso quello che sta accadendo. Essere schedati per il semplice motivo di esporre uno striscione è un elemento che ci desta grandissima preoccupazione».

Ieri è stata anche la giornata in cui un tribunale del Cairo ha ordinato la scarcerazione su cauzione (circa 480 euro) di Amal Fathy, la moglie di un dirigente della ong egiziana Ecfr cui appartengono i consulenti della famiglia Regeni, arrestata l’11 maggio e la cui custodia cautelare era stata rinnovata per due volte, con l’accusa - come precisato da fonti giudiziarie al Cairo - di false informazioni. Per chiedere la liberazione della donna la mamma di Giulio, Paola Deffendi, e Alessandra Ballerini hanno lanciato fin da metà maggio un digiuno a staffetta. Che continua: «Amal non è libera, ha davanti ancora 15 giorni di detenzione. Per uno dei due capi d'imputazione ha ottenuto la libertà su cauzione, ma in un Paese come l'Egitto ciò significa che pagherà una cauzione per rimanere in carcere per la seconda accusa. Dovrà quindi comparire di nuovo davanti a un giudice ancor prima della fine dei 15 giorni», ha rilanciato ieri l’account collettivo Verità per Giulio.

Oggi il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani incontrerà Ali Abdel Aal, speaker del Parlamento egiziano: gli europarlamentari Sergio Cofferati (Leu), Elly Schlein (Possibile - S&D) e Eleonora Forenza (Gue-Ngl) hanno chiesto a Tajani di «sollevare con forza» il caso Regeni nell’occasione.
 

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