«Il lago di Doberdò sta diventando palude»

L’allarme degli studenti del Brignoli che hanno effettuato un monitoraggio: «Lanciamo un appello alla Regione: intervenga per salvare la riserva»

GRADISCA. Il lago di Doberdò sta morendo. Perlomeno così come lo abbiamo conosciuto sinora: rischia di diventare poco più che una palude, minacciato com'è da specie vegetali che poco o nulla c'entrano con il contesto paesaggistico. Il campanello d'allarme viene fatto suonare da ricercatori in erba, ma non per questo è meno degno di attenzione. Anzi. Ad aprire il dibattito è uno studio svolto dagli studenti delle classi seconde dell'Istituto tecnico agrario "Giovanni Brignoli" di Gradisca d'Isonzo, che quest'anno hanno preso parte al progetto regionale "Osservatorio del Paesaggio", che si prefiggeva l'obiettivo di osservare, analizzare e monitorare determinati paesaggi della nostra regione. I ragazzi hanno scelto come area di studio la riserva naturale dei laghi di Doberdò e di Pietrarossa. Guidate dalla docente Elisabetta Sdrigotti, le allieve Giorgia Barbo e Aurelia Plossi della classe 2B raccontano sul sito web dell'istituto gradiscano i risultati del loro progetto. E le loro conclusioni non lasciano adito alle interpetazioni. Il lago di Doberdò, assieme a quello di Pietrarossa, costituisce un sistema di laghi carsici unico in Italia. Due rare gemme incastonate nella roccia calcarea, dove l'ecosistema lacustre contrasta con la circostante aridità, propria del paesaggio del Carso. Le attività di analisi e monitoraggio delle acque e delle comunità biologiche sono state condotte con cadenza stagionale. Lo studio della qualità delle acque del Lago di Doberdò attraverso analisi sia di tipo chimico-fisico che della comunità macrobentonica ha permesso di valutare lo stato di salute del lago stesso, in relazione sia alla sua naturale dinamica evolutiva sia al suo stato attuale di conservazione e di gestione. Molteplici cause sembrano all'origine di uno stato di progressivo impaludamento ed eutrofizzazione del lago. L'osservazione e l'analisi delle comunità vegetali, che fanno da cornice allo specchio d'acqua carsolino, hanno permesso di evidenziare la grande dinamicità e diversità che caratterizza la flora autoctona, in cui aspetti aridi (boscaglia e landa carsica) coesistono con aspetti umidi (boschi ripariali, igrofite e idrofite). Particolare attenzione è stata data al riconoscimento ed individuazione di specie vegetali alloctone (esotiche) invasive, quali l'Albero del Paradiso (Ailanthus altissima), il Senecione africano (Senecio inaequidens), il Falso Indaco (Amorpha fruticosa). Secondo lo studio tali specie stanno minacciando la biodiversità di una risorsa paesaggistica così unica e rara.

«Le analisi idrologiche e vegetazionali - denunciano gli studenti - parlano chiaro: il lago sta morendo». Il progressivo impaludamento ed eutrofizzazione dello specchio d'acqua sta facendo passi avanti. A peggiorare la situazione, la biodiversità della riserva è minacciata dalla crescente diffusione di diverse specie esotiche invasive. Gli alunni del Brignoli lanciano così un grido d'aiuto alla Regione nel tentativo salvare questa riserva naturale lasciata allo sbaraglio. «A voi la decisione - scrivono le studentesse -: mobilitarsi o lasciar morire il lago e la biodiversità unica del nostro Carso? È gia'il momento di intervenire».

Luigi Murciano

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