Il lago di Doberdò fa il pieno d’acqua VIDEO

Secche sparite grazie alle piogge e all’Isonzo, ma l’invaso si svuota troppo presto. Progetto Interreg fatto saltare dalla Slovenia
Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Lago di Doberdò-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Lago di Doberdò-foto di Katia Bonaventura

Il lago carsico di Doberdò di nuovo gonfio d'acqua

DOBERDÓ. «Il lago di Doberdò è vivo è vegeto». Parola di Alfredo Altobelli, docente del dipartimento della Scienza e della Vita dell’ateneo di Trieste, che segue da vicino l’evolversi della situazione davanti la piena di questi giorni. «È un evento fisiologico, caratteristica dei laghi carsici, ma non dobbiamo dimenticare che merita sempre la massima attenzione per non rischiare di farlo morire», dice l’esperto che, da tempo, ha preso a cuore la salute del lago con le associazioni Ambiente 2000, Wwf e Legambiente.

Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Lago di Doberdò-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Lago di Doberdò-foto di Katia Bonaventura

In questo periodo di grandi piogge il lago di Doberdò è nella sua massima espressione di bellezza naturale: ammirato nella sua forma spettacolare specie dall’alto del piazzale del Gradina, centro visite e punto di riferimento della riserva naturale. Anche la cosiddetta “preteria” dai riflessi verdi è totalmente inondata. Alla Trattoria al Lago, sulla strada di collegamento con Jamiano, l’acqua però lambisce quasi la struttura. E anche l’edificio del Paludario ha l’acqua vicino alle mura. «Non c’è da spaventarsi – sostiene Altobelli – perché il livello sale soprattutto per l’arrivo delle acque piovane. Poi è influenzato dall’Isonzo che quando ruota a Sagrado, perde circa il 30% delle sue acque».


Tutto nella norma, quindi? «Bisogna capire il perché del rapido svuotamento...», azzarda Altobelli. Il “paziente”, insomma, va ancora monitorato e come nota negativa c’è da registrare che di recente è sfumato il progetto Interreg Italia-Slovenia con il lago di Doberdò e il lago di Circonio in Slovenia, da presentare a Bruxelles per ottenere un finanziamento dall’Europa. Era stato predisposto un piano di intervento in collaborazione con l’Università di Trieste, con partner in Italia il Comune di Doberdò, l’Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste e per la Slovenia l’Istituto di studi carsici di Postumia. Il progetto si è arenato nel momento in cui è mancata l’adesione della Slovenia e quindi tutto il lavoro preparatorio è andato a monte.

Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Lago di Doberdò-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Lago di Doberdò-foto di Katia Bonaventura

«Alla prossima chiamata dell’Europa – spiega Altobelli – troveremo senz’altro una soluzione per salvare il lago». L’obiettivo importante che si vuole raggiungere, infatti, è quello di evitare l’eutrofizzazione delle acque in quanto da tempo è stata abbandonata la pratica del taglio del canneto con esporto della biomassa, una pratica caduta in disuso che causa l’accumulo di sostanze organiche capaci di alimentare il fenomeno di eutrofizzazione delle acque. Nell’agosto scorso in via sperimentale è stato liberato dagli agricoltori della rete Landa carsica un ettaro di canneti d’intesa con l’ateneo di Trieste, che segue il progetto di reintroduzione del pascolo nelle colline tra Monfalcone e Sagrado, e l’Ispettorato delle foreste di Trieste e Udine e del Comune. «L’obiettivo – dice Altobelli – è stato quello di interrompere l’eutrofizzazione del lago. C’è una trattativa in corso con l’associazione dei Casoneri di Marano Lagunare i quali vorrebbero utilizzare questi canneti per riparare il tetto dei loro casoni, che rientrerebbero quindi in natura».

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