Il laboratorio unico dell’Arpa va a Udine
TRIESTE. Il Lur, il laboratorio unico dell’Arpa, avrà sede a Udine. «Molto probabilmente», precisa Sara Vito in attesa dell’ufficialità. A Trieste ci sarà solo «un’appendice», aggiunge l’assessore all’Ambiente, per alcuni aspetti del lavoro di analisi dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Dopo gli annunci, stiamo arrivando alla fase delle decisioni.
Il progetto di accentramento dei laboratori in una sede regionale verrà definito nel dettaglio entro l’anno. Nel successivo biennio l’operazione sarà poi completata. Si concretizza dunque una vecchia idea (poi archiviata), quella dell’accorpamento dei laboratori provinciali dell’Arpa, della giunta Tondo nei primi anni 2000. La scelta di Udine? «In quel laboratorio c’è un dipartimento più strutturato degli altri – spiega Vito –, oltre che, conseguentemente, la maggior parte dei dipendenti. A Trieste resterà però una parte del lavoro di analisi».
L’assessore chiarisce però con forza che la riorganizzazione dell’Arpa, elaborata anche attraverso il regolamento recentemente approvato dalla giunta, «imporrà il riordino delle funzioni, ma non spostamenti da un capo all’altro della regione». Il personale, dunque, «stia tranquillo». Come si legge all’articolo 4 del regolamento, anche se le sedi laboratoristiche saranno concentrate nel capoluogo friulano e in parte in quello regionale, verranno mantenuti i presidi essenziali di Palmanova (sede legale), Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine.
«Arpa conserverà la sua forte presenza territoriale e opererà in tutti i capoluoghi di provincia – sottolinea ancora Vito –. I dipendenti costretti a cambiare luogo di lavoro saranno poche unità all’inizio e, in ogni caso, si procederà su base volontaria». A cambiare, insiste l’assessore, è la filosofia di lavoro: «Superata la vecchia idea di dipartimento, ci muoveremo in un’ottica regionale organizzata, in modo da assegnare alle migliori competenze per settore la gestione delle criticità che di volta in volta si presenteranno nelle diverse zone del territorio».
In sostanza la “nuova” Arpa, quella affidata a inizio 2015 a Luca Marchesi, verrà disegnata individuando centri di responsabilità su base regionale, «in modo da superare l’assetto attuale rigidamente ancorato a una dimensione provinciale che oggi finisce con il replicare equivalenti livelli di responsabilità e attività».
Dalla cabina di regia centrale, «il presidio ambientale sarà appunto garantito dalle professionalità in missione che svolgeranno ispezioni e controlli». Ferme restando le tre direzioni (generale, tecnico-scientifica e amministrativa) nel riordino delle funzioni rientra anche la riduzione di tre unità dirigenziali (i dirigenti attualmente in organico sono 31, il totale dei dipendenti Arpa è invece di 310), effetto del contenimento delle Soc (Strutture organizzative complesse) che passeranno da 10 a 7, di cui una nella direzione generale (Sistemi di gestione integrati), 4 (anziché 7) nella direzione tecnico-scientifica (Stato dell’ambiente, Pressioni sull’ambiente, Laboratorio, Osservatorio meteorologico regionale) e 2 (anziché 3) nella direzione amministrativa (Affari generali e risorse umane, Gestione risorse economiche).
Un riassetto al risparmio (già quantificato alla voce “compagine dirigenziale” in circa 270mila euro all’anno) mirato anche in questo caso «all’obiettivo della razionalizzazione per una maggiore efficienza». I tagli? «Non ancora definitivi né pensati per qualcuno in particolare – precisa l’assessore all’Ambiente –. Prepensionamenti, del resto, non sono ora possibili. Quello che ipotizziamo in questa prima fase è la riduzione delle responsabilità per qualcuno e un conseguente minore trattamento economico».
Con l’insediamento del nuovo direttore Marchesi, conclude Vito, «si è avviato un lavoro importante di rilancio che sta già mostrando notevoli risultati nella direzione della valorizzazione delle professionalità e competenze interne e che sta dando autorevolezza al lavoro dell’Agenzia, rilanciando il suo storico ruolo da protagonista».
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