Il Kosovo al voto con l’incognita del Nord Dal segretario dell’Osce Zannier un appello alla partecipazione

Il diplomatico italiano: «Con una scarsa affluenza sarebbe un’occasione perduta». L’organizzazione mette in campo oltre 200 esperti L’incognita del boicottaggio dei serbi. Un candidato aggredito a Kosovska Mitrovica, uno ucciso a Srbica-Skenderaj

di Pier Paolo Garofalo

TRIESTE L'italiano Lamberto Zannier è l'attuale segretario generale dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), la più vasta struttura regionale nel campo della sicurezza con 57 Stati di Europa, Asia Centrale e Nord America, coinvolta direttamente nelle elezioni di domenica in Kosovo. A riguardo, e al ventilato boicottaggio da parte dei serbi del Nord della regione ormai indipendente, il diplomatico friulano esorta: «Una scarsa partecipazione sarebbe una grande occasione perduta». Le amministrative del 3 novembre daranno forma alle nuove comunità autonome serbe previste dall'accordo fra Belgrado e Pristina: «Credo che occorra una visione anche per il loro futuro. Il voto non pregiudica in nulla il futuro status del Nord» sottolinea Zannier.

Le violenze hanno caratterizzato la vigilia del voto. Un candidato a sindaco del settore serbo del Nord di Kosovska Mitrovica è stato aggredito, mentre un altro in lizza a Srbica-Skenderaj è stato ucciso da un poliziotto locale fuori servizio.

Può dare un quadro del processo elettorale in Kosovo e dei termini nei quali lavora l'Osce?

L'impegno dell'Osce è il risultato diretto dell'accordo raggiunto tra Belgrado e Pristina il 19 aprile scorso. Stabilisce, in particolare, che "elezioni municipali saranno organizzate nelle municipalità del Nord nel 2013 con la facilitazione dell'Osce in accordo con le leggi del Kosovo e gli standard internazionali". In più all'Osce è stato richiesto di sviluppare e condurre un'operazione di voto fuori dal Kosovo per i rifugiati interni kosovari che ora risiedono in Serbia e Montenegro.

Dal punto di vista organizzativo?

Per noi sono un impegno gravoso per il limitato spazio temporale. Abbiamo svolto adempimenti tecnici come l'implementazione delle commissioni elettorali municipali, i comitati di seggio, la preparazione delle liste dei votanti, la nascita di strutture logistiche e operative addizionali nelle quattro municipalità del Kosovo dove la Commissione elettorale centrale non ha accesso diretto. La missione Osce in Kosovo deve anche schierare ulteriori esperti elettorali, inclusi professionisti basati al quartier generale di Vienna per coordinare la nostra opera di supporto. Prima del voto si dovevano ad esempio registrare i candidati.

Quale l'impegno in termini di personale?

La divisione elettorale della missione in Kosovo è stata rafforzata e schiera 40 persone. Altri funzionari saranno schierati in questi giorni. Ci saranno 44 centri elettorali con 90 seggi. In ognuno di questi sono previsti due "supervisor": fanno altre 180 persone. L'Osce, in più, sta supportando lo scambio d'informazioni tra Belgrado e Pristina per giungere a una lista completa di votanti per il Nord. Facilitiamo le operazioni quotidiane e forniamo le informazioni ai votanti.

Qual è il principale obiettivo dell'Osce e quindi della comunità internazionale?

Ribadisco che il ruolo dell'Osce è limitato alle quattro municipalità del Nord e non si estende al resto del Kosovo. L'Osce ha organizzato qui le ultime elezioni nel 2007: da allora il nostro ruolo è stato di supporto tecnico alla Commissione elettorale centrale. Dobbiamo favorire il voto per posta dei profughi interni nella Serbia Centrale e in Montenegro: allo scopo abbiamo creato 9 team mobili e due centri di raccolta a Nis e Podgorica.

Qual è la sfida maggiore?

L'obiettivo principale dell'Osce: assicurare i più alti standard internazionali e creare le migliori condizioni possibili per allargare la fiducia tra le comunità, aiutare la popolazione locale a superare l'eredità del passato conflitto e in ultima analisi contribuire alla stabilizzazione di questa parte dei Balcani. Ci sono, ovvio, altre sfide di natura tecnica, ma siamo pronti.

Quali sono le "armi segrete" per gestire tali processi?

Ci sono di base due aspetti-chiave, o "armi segrete" se volete dire così, che hanno qualificato l'Osce come l'attore più adatto per questo compito così complesso: la nostra professionalità specifica e le relazioni molto buone che abbiamo con tutte le comunità. Da ciò è dipeso il buon esito del nostro intervento nelle presidenziali serbe e nelle parlamentari kosovare il maggio 2012. È un successo merito anche di tutto il buon lavoro condotto dalla missione Osce in Kosovo in tutti questi anni. Un lavoro sempre aderente al mandato, spesso all'ombra dei riflettori, centrato sui bisogni reali delle istituzioni e delle comunità, questo lavoro ha posto le basi per l'accettazione e la fiducia, la stima di ci gode oggi la missione in Kosovo, tra la gente e gli organi istituzionali. Senza tutto ciò le operazioni di supporto al voto sarebbero impossibili.

Quali sono le sue previsioni sul risultato elettorale?

L'Osce ha un ruolo tecnico, non politico. Perché la gente possa esercitare il proprio diritto. Ogni previsione sarebbe solo speculazione. Ciò per noi costituisce un imperativo morale specie alla luce di episodi tragici, come l'uccisione di un agente della polizia Eulex nel Nord del Kosovo. Queste elezioni sono d'importanza cruciale perché segnano una nuova fase nelle relazioni tra Belgrado e Pristina.

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